2012-10-08 17:00:03

Inaugurato il primo Monastero cattolico della Georgia. Intervista con mons. Pasotto


In Georgia, su una collina della città di Akhaltsikhe, nel quartiere di Rabati, sabato scorso è stata consacrata la Chiesa intitolata alla Madonna del Rosario e inaugurato il Monastero di San Benedetto. E’ il primo Monastero cattolico del Paese dove sono state inviate 4 suore benedettine provenienti dal Monastero di Offida, nelle Marche. Un evento molto importante e sentito come ci conferma, al microfono di Debora Donnini, l’Amministratore Apostolico del Caucaso dei Latini, mons. Giuseppe Pasotto:RealAudioMP3

R. - E’ stato il vertice di una grande attesa e di un grande lavoro, perché siamo una piccola Chiesa, quindi ogni iniziativa per noi è piena di sacrifici. È stata una delle cose che ha coinvolto di più la gente, perché da due anni abbiamo iniziato i lavori, in ogni comunità la prima domenica del mese si pregava alla Messa per questa intenzione e si raccoglievano le offerte per questa costruzione. Certamente piccole offerte, perché abbiamo potuto fare questa costruzione solamente con aiuti più consistenti che ci hanno inviato dalla Germania, da qualche diocesi, però è stata una cosa che ha coinvolto tutta la nostra Chiesa e la gente attendeva questo momento: sia perché Rabati è un luogo significativo per i cattolici - perché era una chiesa distrutta - sia perché attaccato ad essa abbiamo costruito anche un Monastero di clausura. Questo era un mio desiderio da tantissimo tempo: da 10 anni almeno avevo cominciato a cercare qualche Monastero che potesse mandare qualcuno per iniziare la vita monastica in Georgia. La vita monastica in Georgia la volevo sia per una diocesi, per la preghiera, sia perché con la Chiesa ortodossa la vita monacale è un segno anche di collegamento. Io spero che questo Monastero diventi un punto di incontro con altre monache.
D. - E’ stato un momento toccante quello dell’inaugurazione? Ci può raccontare qualche particolare…

R. - E’ stato molto bello perché c’erano un migliaio di persone, c’erano tanti preti, praticamente c’eravamo tutti: c’era il nunzio, poi l’inviato della Chiesa armeno-cattolica, l’inviato per la Chiesa siro caldea, l’inviato della Chiesa apostolica armena e c’erano anche due rappresentanti della Chiesa ortodossa - due sacerdoti che sono venuti per farci gli auguri - poi c’erano alcuni invitati, gente dall’Italia, benefattori, volontari che hanno lavorato durante questi due anni. Tra i momenti significativi: l’unzione dell’altare con il crisma - questa grande pietra vecchissima, con cui abbiamo fatto l’altare - la consegna delle chiavi. Poi, quando abbiamo portato la Regina del Rosario: l’abbiamo benedetta ed incoronata e messa al suo posto, perché diventa un Santuario, quindi un luogo per tutte le parrocchie, anche se diventa anche Chiesa parrocchiale per la città che non ha la chiesa.

D. - La chiesa che avete ricostruito è intitolata alla Madonna del Rosario. Il Rosario in questo senso è in fondo un po’ il cuore…

R. - Io sono contento, perché quella chiesa era già dedicata alla Regina del Rosario e noi l’abbiamo riconsacrata, perché era completamente distrutta. L’ho fatto volentieri anche perché quando io sono arrivato in Georgia - la prima esperienza che ho avuto con un viaggio con i giovani - sono stato colpito, perché di fronte ad ogni problema che ci trovavamo davanti, loro dicevano: “padre Giuseppe, noi preghiamo, lei vada avanti. Noi pregheremo con il Rosario”. Secondo me, la Chiesa cattolica in Georgia è stata salvata nel periodo comunista dal Rosario, perché non c’erano preti, però la gente recitava il Rosario, non sapeva come si faceva la Messa, avevano perso un po’ tutto… Quando sono arrivato siamo ripartiti da zero in tutte le cose, però il Rosario era conosciuto e pregato. Questa chiesa è dovuta anche come ringraziamento a Maria, perché la Chiesa cattolica attuale - secondo me - ha avuto questo aiuto da Lei per la preghiera del Rosario. Prima, c’erano diverse Chiese cattoliche nella città e sono tutte distrutte, quindi la comunità cattolica non aveva più nessun luogo come ritrovo, se non una casetta che abbiamo comprato, ma era molto povera.

D. - La Georgia è un paese post-comunista. Qual è la situazione rispetto alla secolarizzazione? C’è ancora un forte senso religioso? Quanti sono i cattolici nel Paese?

R. - C’è un senso religioso ancora molto forte, perché credo che questo popolo ce l’abbia dentro, nel sangue; ma anche se adesso c’è ancora tantissima gente che frequenta la Chiesa anzi sta crescendo, la secolarizzazione si sente. I cattolici nella Georgia sono circa 50 mila - quindi l’1,3-4% - sono una piccola parte, però hanno sempre fatto parte attiva della società georgiana durante i secoli passati e sono stimati ancora oggi. La nostra Chiesa è stimata per tanti motivi: per l’impegno culturale, anche per l’impegno sociale; gli interventi sociali della nostra Chiesa - adesso comincia anche lo Stato ad impegnarsi - prima erano visti come un esempio da seguire.

D. - Ora ha preso il via il Sinodo per la Nuova Evangelizzazione. In questo senso qual è la situazione in Georgia? Si può annunciare il Vangelo? Un monastero di clausura che prega per l’evangelizzazione, è una realtà importante?

R. - Io vorrei che quel luogo fosse un luogo di preghiera, proprio di incontro con Dio. La chiesa è bella, è antica, cioè è stata ristrutturata in modo antico e poi avere un monastero di clausura che prega, sarà un punto indicativo per tutti. Adesso dobbiamo prepararci anche noi a fare delle iniziative, per rendere più efficace la presenza della Chiesa, anche a livello di annuncio del Vangelo. Annunciamo il Vangelo attraverso la nostra Chiesa, che si mette a servizio della comunione e dell’incontro con tutte le altre Chiese.







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