Sinodo. Mons. Eterovic: riuniti per trovare modi nuovi di trasmettere la verità di
sempre
La nuova evangelizzazione e la trasmissione della fede: una sfida per la Chiesa dei
nostri giorni, sulla quale saranno chiamati a confrontarsi nelle prossime tre settimane
in Vaticano i 262 Padri Sinodali e i 94 invitati, tra esperti e uditori. Al microfono
di Paolo Ondarza, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola
Eterovic:
R. - La trasmissione
della fede cristiana è una grande sfida per la Chiesa nel nostro tempo, in una società
secolarizzata. Dunque, i Padri sinodali, sotto la guida del Santo Padre, rifletteranno
sulla trasmissione della fede e cioè come in questa nostra situazione odierna dobbiamo
trasmettere la gioia di essere cristiani.
D. – La nuova evangelizzazione pone
sfide e accenti diversi a seconda dei contesti…
R. – Questo è vero. Non è la
stessa cosa trasmettere la fede oggi in Europa, nel mondo secolarizzato, o in Paesi
dell’Africa, dell’Asia, dell’America e soprattutto America Latina. La verità, però,
rimane sempre la stessa. Bisogna trovare metodi adatti, linguaggi comprensibili all’uomo
contemporaneo, perché possa capire la Buona Notizia, accettarla, viverla e poi avere
la gioia di annunciare agli altri, soprattutto con l’esempio della vita, ma anche
– quando è necessario – con la parola.
D. – I Padri sinodali coinvolti sono
262, la cifra più alta nella storia dei Sinodi. Presenti anche 45 esperti e 49 uditori...
R.
– Sì, il numero dei vescovi è più alto e questo mostra anche grande interesse per
tema sinodale, che si percepisce molto attuale in tutti i continenti. E’ anche significativo
il numero di esperti uditori – tra loro ci sono molti laici e laiche – che daranno
il loro notevole contributo. Il compito della nuova evangelizzazione e della trasmissione
della fede riguarda tutti. Include l’evangelizzazione ordinaria, quella che ha sempre
fatto la Chiesa e sempre farà, ma ha anche due rami particolari: l’annuncio alle persone
che non conoscono ancora Gesù Cristo – il primo annuncio e dunque l’aspetto missionario
in senso proprio – e poi la nuova evangelizzazione rivolta alle persone che sono state
battezzate e che si sono allontanate dalla Chiesa.
D. – Cosa dire dei delegati
fraterni e dei tre invitati speciali? Qual è il loro apporto ai lavori del Sinodo?
R.
– Nella prossima Assemblea sinodale, prenderanno parte capi di due Chiese cristiane
che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica. L’11 ottobre, alla
Messa in occasione del 50.mo dell’inizio del Concilio Vaticano II, sarà presente anche
Bartolomeo I, Patriarca ecumenico, arcivescovo di Costantinopoli, e rivolgerà un saluto
al Santo Padre e ai partecipanti al Sinodo. E poi, all’assemblea sinodale prenderà
parte anche l’arcivescovo di Canterbury, il dott. Williams, che indicherà come gli
anglicani vivono questo tema della nuova evangelizzazione e trasmissione della fede
cristiana. Ci saranno poi altri 15 delegati fraterni rappresentanti di altrettante
chiese e comunità cristiane, il numero più elevato. Questo mostra anche una dimensione
ecumenica importante della prossima assemblea sinodale e questo vuol anche dire che
l’evangelizzazione è un compito di tutti i cristiani.
D. - E’ significativo
che, a pochi giorni dall’inizio del Sinodo, il Papa abbia scelto di affidarne i lavori
alla Vergine a Loreto. Potremmo dire che in questo modo, almeno spiritualmente, il
Sinodo ha già avuto inizio?
R. - Esatto. La dimensione spirituale è essenziale
e durante i lavori sinodali avremo tanto tempo dedicato alla preghiera: lo Spirito
Santo è il latore principale di ogni Assemblea sinodale, soprattutto quando si parla
di evangelizzazione. Noi abbiamo avuto assicurazioni di tanti singoli, ma soprattutto
di comunità religiose e anche monastiche, della preghiera per il buon successo del
Sinodo. Questa è la nostra forza. Il pellegrinaggio del Santo Padre a Loreto è stato
molto importante da questo punto di vista: Maria è stella di nuova evangelizzazione.
Noi tutti siamo chiamati a ripetere quello che Maria ha fatto, quello che Maria ha
vissuto, quello che Maria ha annunciato: la gioia della prossima nascita di Gesù Cristo
a sua cugina Elisabetta. Noi tutti dobbiamo imitarla, cominciando ad annunciare la
Buona Notizia che viviamo negli ambienti in cui viviamo.
D. - Eccellenza, i
lavori del Sinodo stanno per iniziare. Ma cosa vuol dire preparare un Sinodo come
questo?
R. - Si potrebbero distinguere tre livelli di preparazione e abbiamo
già un po’ accennato alla preparazione spirituale. C’è poi una preparazione teologico-pastorale
e inoltre c’è l’aspetto tecnico, che ci occupa moltissimo, fino all’ultimo minuto:
qualche vescovo già nominato e ratificato dal Santo Padre che magari si ammala e non
può più venire e c'è quindi bisogno di nominare un successore. O la necessità di trovare
i posti dove alloggiare tutti i partecipanti al Sinodo, il pensare ai biglietti, ai
posti in aula... Sono tutte cose tecniche che però ci occupano molto, ma ne siamo
lieti perché rappresenta un grande servizio alla Chiesa. E’ un’organizzazione abbastanza
impegnativa.