Russia. Putin festeggia i 60 anni, i dissidenti ricordano la Politkovskaja
Giornata di festeggiamenti in Russia, in occasione del 60.mo compleanno del presidente,
Vladimir Putin. In programma diversi appuntamenti celebrativi in tutto il Paese, mentre
il leader del Cremlino trascorrerà la ricorrenza in privato. Di tono opposto la manifestazione
organizzata a Mosca, dove – a sei anni dalla sua uccisione – si ricorderà Anna Politkovskaja,
la giornalista famosa per i suoi reportage sulla guerra in Cecenia e per il suo impegno
sul fronte dei diritti umani. La manifestazione era stata prima annullata dal governo
russo e poi confermata. Benedetta Capelli ha intervistato in merito Fulvio
Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni russe:
R. – Certamente
questo terzo mandato presidenziale di Putin è cominciato all’insegna di un giro di
vite, di una maggiore intolleranza nei confronti della libera espressione dell’opinione
pubblica. Anche questa manifestazione alla memoria della Politkovskaja rientra in
questa tentazione, un pochino autoritaria, che però si scontra con il fatto che la
Russia del terzo mandato di Putin non è più la Russia del secondo mandato di Putin,
o peggio ancora del primo. La Russia, in questo momento, vede arrivare sulla ribalta
del dibattito sociale generazioni che non hanno alcun ricordo dell’Unione Sovietica
e che, quindi, non sono ricattabili con il discorso putiniano: "Lasciatemi le briglie
in mano, rinunciate a parte dei vostri diritti perchè io non vi farò ritornare a quella
situazione". Quindi, è tutto nuovo anche per Putin che, da un certo punto di vista,
manifesta però una preoccupante stanchezza politica: non c’è innovazione, c’è il riciclo
continuo di vecchie abitudini e in particolare quella di pensare che - impedendo questa
o quella manifestazione di massa - si impedisca anche la circolazione delle idee.
D. – Sul fronte della libertà di stampa, a che punto si è in Russia? C’è più
diritto di cronaca, c’è più libertà oppure ci sono ancora delle denunce da fare?
R.
– Sicuramente, denunce da fare ce ne sono molte. Bisogna invece prendere coscienza
che il problema in Russia è quello del rapporto tra il potere politico in quanto tale
e la libertà di stampa. Qui, la questione della Politkovskaja, secondo me, è un esempio
drammaticamente perfetto perchè quando venne uccisa, sei anni fa, si è subito detto
- e in moltissimi l’hanno scritto - che il mandante del delitto fosse Putin. Questa
è palesemente un’assurdità: la Politkovskaja era una giornalista molto famosa, molto
apprezzata, molto stimata all’interno però di una cerchia intellettuale che era ed
è assolutamente minoritaria in Russia. Quindi, non era un rischio reale per il potere
di Putin: la Politkovskaja era molto più nota in Occidente che in Russia. Invece,
il vero problema della Russia di allora, ma anche di oggi, è che ci sono potentati
che hanno larghe zone di sovrapposizione con l’illegalità, che non vengono minimamente
aggrediti, attaccati, minati nel loro potere dal potere politico che anzi, spesso,
è loro complice e tollera le loro azioni. La Politkovskaja fu probabilmente uccisa
da una congiura di militari che vedevono messi a rischio i loro interessi collegati
alla guerra in Cecenia, nell’indifferenza del potere politico. Questa era ed è la
vera questione della Russia.
D. – A livello giudiziario, sulla vicenda della
Politkovskaja non si è ancora raggiunta una verità...
R. – No e io dubito che
si arriverà mai a questo risultato. Si può arrivare agli esecutori, ai killer, alla
manovalanza. Ma i mandanti affondano in ambienti dove l’omertà è assolutamente la
regola.
D. – Oggi, in Russia, ci sono altre Anna Politkovskaja?
R. –
Intanto, bisogna dire che molti giornalisti di spicco dell’epoca, maturati, venuti
fuori al tempo di Eltsin, quando indubbiamente c’era una maggiore libertà di espressione,
molti di loro sono stati eliminati oppure sono naturalmente invecchiati e quindi sono
usciti dal giro. Non credo ci siano attualmente in Russia figure paragonabili a quella
della Politkovskaja, anche perchè oggi in Russia non ci sono questioni così "roventi"
come era la guerra in Cecenia. Le guerre in Cecenia – sia la prima quella di Eltsin,
sia la seconda quella di Putin - furono veramente due discrimini, due spaccature laceranti
non solo perchè la guerra lo è, ma anche perchè divisero profondamente le coscienze
all’interno della Russia.