Le perplessità di padre La Manna dopo l'annuncio sui nuovi orientamenti per i Cie
Entro la fine dell'anno il Ministero dell'Interno fornirà nuovi orientamenti per i
Centri di identificazione e espulsione (Cie). Questo quanto annunciato sabato dal
sottosegretario Saverio Ruperto. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
Per la fine
del 2012 il ministero dell’Interno intende adottare una serie di misure per migliorare
il funzionamento all’interno dei Cie, Centri di identificazione e di espulsione. Questa
è l’intenzione espressa ieri dal sottosegretario all’Interno, Saverio Ruperto, in
questi giorni impegnato in un giro di ispezioni nei Cie italiani. Sarà affidato ad
un tavolo tecnico, voluto dal ministro, Annamaria Cancellieri, il compito di fornire
le indicazioni utili per migliorare la situazione, ma solo dal punto di vista organizzativo
e gestionale perché, ha precisato Ruperto, la politica all’origine del Cie non sarà
al centro dell’analisi del tavolo. Il parere di padre GiovanniLaManna,
gesuita, presidente del Centro Astalli (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati):
R. - Quando si vede una criticità e si manifesta il desiderio di fare qualcosa
è sempre positivo e quindi è un segno di speranza. Come Centro Astalli, siamo contrari
ai Centri di detenzione. Va bene migliorare le condizioni delle persone che sono nei
Cie, rispettandone la dignità e i diritti, ma ci aspetteremmo anche una riflessione
per superare i Centri di identificazione. C’è il tentativo, solo quello, di migliorare
la struttura, senza però intervenire radicalmente sull’esistenza dei Centri di detenzione:
è ben poca cosa.
D. - Padre La Manna, le indicazioni del sottosegretario Ruperto
vanno proprio in questa direzione, perché lui ha precisato come l’analisi che si farà
nel corso di questo tavolo tecnico, voluto dal ministro Cancellieri, non riguarderà
le scelte politiche: sarà un tavolo dedicato solo ed esclusivamente a migliorare la
condizione nei Cie…
R. – Alla luce di questa intenzione, invito il Ministero
dell’interno e il ministro ad andare a leggere il rapporto de Mistura. E’ stato già
compiuta un’indagine da una commissione del ministero dell’Interno, quando era sottosegretario
Marcella Lucidi, che volle capire come si viveva, cosa accadeva nei Cie. Fu istituita
una commissione ministeriale, presieduta dall’attuale sottosegretario agli Esteri,
Staffan de Mistura. Esiste quindi un bel po’ di documentazione. Non è cambiato molto
dal tempo della commissione de Mistura. Migliorare, molto probabilmente, sarà un’opera
strutturale e non risolverà la questione.
D. – Padre La Manna, dalle indicazioni
emerge come la questione Cie comunque non voglia essere toccata …
R. – Sì,
non vuole essere toccata. Però, in questo momento bisogna dire agli italiani quanto
stia costando ciascun Centro di identificazione ed espulsione. Se poi questo, oltre
ad offendere la dignità delle persone e i diritti delle persone straniere, si può
giustificare agli occhi degli italiani ai quali si chiedono sacrifici e austerità,
è un problema della coscienza di chi ha la responsabilità in questo momento di governare
l’Italia.
Uno degli aspetti ai quali si intende dedicare attenzione, ha annunciato
Saverio Ruperto, sarà quello dell’assistenza medica. L’associazione Medici per i
Diritti Umani (Medu), che opera all’interno dei Cie, non ha mai smesso di denunciare
le continue violazioni della dignità e dei diritti fondamentali dei migranti detenuti
nei Centri. “Il diritto alla salute per i trattenuti – ha recentemente dichiarato
Medu – appare ancora meno garantito che in passato”. AlbertoBarbieri
è il coordinatore generale di Medu:
R. – Plaudiamo alle buone intenzioni del
governo, anche se le dichiarazioni del sottosegretario Ruperto non chiariscono poi
effettivamente in che cosa consisterà il miglioramento dei Cie, questo ci preoccupa
perché in questo momento non c’è bisogno di dichiarazioni di buone intenzioni, ma
più che altro di atti concreti. Purtroppo, allo stato attuale dei fatti, la situazione
e le condizioni di vivibilità all’interno dei Cie italiani sono estremamente allarmanti.
La situazione è ulteriormente peggiorata dopo l’allungamento, nel 2011, dei tempi
massimi di trattenimento, da sei ad addirittura 18 mesi. Quindi, non comprendiamo
come il governo possa migliorare la situazione all’interno dei Cie senza mettere mano
a una revisione profonda del sistema della detenzione amministrativa in Italia. Ricordo,
tra l’altro, che le gare pubbliche che in questo momento assegnano la gestione dei
vari Cie partono da una base d’asta di 30 euro per persona al giorno: un budget giornaliero
per persona che tutti gli enti gestori hanno dichiarato essere del tutto insufficiente
per assicurare servizi dignitosi. Che cosa verrà fatto per migliorare la situazione
all’interno dei Cie, per migliorare l’erogazione dei servizi e l’assistenza sanitaria,
è tutto da vedere.
D. – L’ultima, forte, denuncia di Medu è di pochi giorni
fa: avete scattato foto all’interno del Cie di Lamezia Terme che danno una testimonianza
di una gravità estrema. Cosa avete visto?
R. – Sì, anche in questo caso abbiamo
riscontrato delle condizioni di vivibilità all’interno di queste strutture al di sotto
degli standard minimi, trovando inoltre delle pratiche francamente sconcertanti di
umiliazione o comunque di non rispetto della dignità delle persone. Nel Cie di Lamezia
Terme, ad esempio, è presente una gabbia, una vera e propria gabbia, al cui interno
i trattenuti si possono radere. Questa gabbia è nel cortile del Centro, quindi visibile
agli altri trattenuti, al personale dell’ente gestore, alle forze dell’ordine, e quindi
non assicura la minima privacy. Questa gabbia è stata inventata – come ci ha detto
il direttore del Cie – per evitare che i trattenuti compiano atti di autolesionismo.
Però, francamente, ci sembra una situazione che evidenzia la gravità di ciò che avviene
all’interno di queste strutture, e l’inadeguatezza di questo sistema nel garantire
i diritti fondamentali dei trattenuti e la loro dignità.