Critiche dei bioeticisti al video choc dei radicali nel quale si promuove l'eutanasia
Sta sollevando molte polemiche la campagna choc dei radicali, diffusa su internet,
nella quale si cercano malati terminali che chiedono l’eutanasia. “Agghiacciante cinismo
mascherato da humor nero” è quanto si legge in una nota del Centro di Bioetica dell'Università
Cattolica di Milano. Quali i sentimenti di fronte a questa campagna? Benedetta
Capelli lo ha chiesto allo stesso direttore del Centro di Bioetica, Adriano
Pessina:
R. - Direi che
si è indecisi tra l’indignazione e la profonda tristezza, perché utilizzare in modo
cinico questioni così serie come quelle dei malati terminali, la loro sofferenza,
il loro dolore, per fare una campagna pubblicitaria a favore dell’eutanasia - che
è la negazione di ogni tipo di assistenza e di centralità del paziente - è qualche
cosa che sconvolge e che addolora, perché non si pensava che la nostra civiltà potesse
ancora accettare queste cose.
D. - È un po’ speculare sul dolore e sulla sofferenza?
R.
- Sì è il solito modo con cui, comunque, si strumentalizzano i vissuti delle persone
e questo, a mio avviso, va a ledere davvero la dignità delle persone. Poi, il messaggio
è anche sconvolgente perché, in qualche modo, nei comunicati stampa che lo accompagnano
si gioca su una serie di equivoci: si mette insieme l’eutanasia con il diritto di
rifiutare i trattamenti, con la questione delle cure palliative. Quindi, si crea anche
una grande confusione.
D. - L’Associazione Luca Coscioni ha più volte ribadito
che la politica si è fermata di fronte al problema dell’eutanasia a fronte delle numerose
richieste in Italia. C’è un dato di realtà in questo?
R. - Io credo assolutamente
di no. Questo dato di realtà funziona solo se si confrontano le carte, cioè se con
la parola eutanasia si coprano situazioni tra di loro assolutamente differenti. Io
credo che il punto fondamentale sia questo: in un momento in cui c’è una crisi economica,
il welfare stesso in crisi, la questione decisiva sembra essere - invece di dare una
risposta in termini di sollievo dolore, di assistenza - quella di promuovere una sospensione
delle cure e di promuovere la fine della vita stessa. Io credo che l’Associazione
Luca Coscioni stia facendo davvero un pessimo servizio alle persone che in questo
momento chiedono attenzione, chiedono di essere sollevate dalla solitudine, chiedono
comprensione.
D. - Come si sta comportando la politica di fronte ai tanti malati
che hanno bisogno di essere assistiti anche in fase terminale?
R. - Noi crediamo
davvero che le questioni dei pazienti giochino o passino attraverso il tema della
politica? Io su questo continuo a nutrire molti dubbi. Credo che in questi anni la
politica abbia fatto pochissimo perché ha dimenticato una cosa fondamentale, cioè
quella di dare un aiuto, un sostegno a quelle famiglie che in qualche modo oggi si
trovano ad affrontare le situazioni dei malati terminali, le situazioni e le spese
che riguardano il fine vita. Questo dovrebbe fare la politica, ma a me sembra che
oramai la politica sia impegnata nelle beghe interne ed abbia dimenticato questo tema.