Cortile dei Gentili. Napolitano: all'Italia serve lo spirito di Assisi. Ravasi: nuovo
slancio alle coscienze
“Il Cortile dei Gentili”, la struttura vaticana nata per promuovere il dialogo con
i non credenti, fa tappa da ieri e fino a stasera ad Assisi. Il nuovo appuntamento,
dedicato al tema “Dio questo sconosciuto”, vede alternarsi 40 relatori in 9 appuntamenti.
Ieri, l’inaugurazione, nella piazza inferiore di San Francesco, con un dialogo d’eccezione
tra un laico e un uomo di Chiesa, il presidente della Repubblica italiana Giorgio
Napolitano e il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della
Cultura. Il servizio di Fabio Colagrande:
“Per superare
la crisi attuale l’Italia ha bisogno dello spirito d’Assisi”. A dirlo, non è un religioso,
ma il presidente Giorgio Napolitano inaugurando il Cortile dei Gentili nella
città di S. Francesco. Il Capo dello Stato italiano ha esordito ricordando come la
Nazione abbia oggi più che mai bisogno di una ripresa di slancio ideale e di senso
morale, tracciando poi una diagnosi precisa:
“La società italiana sta attraversando
una fase di profonda incertezza e inquietudine, nella quale forse sarebbe da rivisitare
e più fortemente affermare la nozione di ‘bene comune’ o quella di ‘interesse generale’”.
L’incertezza
che viviamo – ha proseguito il presidente tra gli applausi - nasce dalla crisi economica
europea, ma è acuita in Italia dall’inadeguatezza del quadro politico, da fenomeni
di degrado del costume e di scivolamento nell’illegalità che provocano il rifiuto
fuorviante della politica. Da qui, l’appello a superare l’incertezza con una “straordinaria
concentrazione e convergenza” ad opera di credenti e non credenti, così come accadde
nel clima dell’Assemblea costituente. L’obiettivo è rianimare il senso dell’etica
e del dovere, una nuova consapevolezza dei valori spirituali, dei doni della cultura
e della solidarietà.
Napolitano ad Assisiha anche detto "no" a contrapposizioni
pregiudiziali tra forze politiche che si pongono come rappresentanti dei credenti
edei non credenti, in particolare su questioni delicate inerenti a scelte
delle persone e delle famiglie. Poi, l’appello finale nello spirito del Cortile:
“Abbiamo
bisogno in tutti campi di apertura, di reciproco ascolto e comprensione, di dialogo,
di avvicinamento e unità nella diversità. Abbiamo bisogno cioè dello spirito di Assisi”.
Nel
suo intervento, il cardinale Ravasi ha commentato le parole del capo dello Stato italiano,
esprimendo una forte consonanza in particolare sul concetto di un’antropologia di
base, punto d’incontro fra laici e cattolici. “Le identità vanno affermate – ha sottolineato
– ma c’è sempre una base comune che chiamiamo umanità”. E tornando sull’appello al
risveglio morale il porporato ha sottolineato la necessità di voci – come quella del
Presidente – che ridestino le coscienze, soprattutto in un’epoca dominata dall’amoralità
e cioè “dall’arroganza nel mostrarsi immorali”.
In un’altra sessione del Cortile
di Francesco, nella cattedrale di San Rufino, si è parlato ieri sera di ‘Lavoro, impresa
e responsabilità’ sociale, ribadendo la necessità di una nuova etica globale per superare
la crisi nata dalla finanziarizzazione dell’economia. In particolare, Bernabè, amministratore
delegato della Telecom, ha chiesto uno sforzo convergente per realizzare riforme che
rilancino economia e società. Mentre la responsabile delle Cgil, Susanna Camusso,
ha denunciato, da par suo, l’assenza di veri obbiettivi, anche in certe scelte del
governo italiano. “I giovani non pensano di avere un lavoro, un futuro. Vivono nell’angoscia
e spesso perciò hanno poca fede”.
Tutto esaurito in sala per uno degli incontri
più seguiti, stamani ad Assisi, quello dedicato a ‘Contemplazione e meditazione’,
al quale hanno partecipato, tra gli altri, il filosofo Giulio Giorello e il priore
di Bose, Enzo Bianchi. “La preghiera – ha detto quest’ultimo – è pensare davanti a
Dio. E’ un atto che toglie ogni possibilità all’autarchia del pensiero. Meditare e
contemplare significa sempre rivolgersi a ‘un altro’. Anche se questo ‘altro’ per
i non credenti non ha la maiuscola”. Gli ha fatto eco Giorello ribadendo l’idea di
contemplazione e meditazione come “apertura verso l’altro da sé”, come attività che,
al di là delle contrapposizioni tra credenti e non credenti, unisce gli uomini ‘intelligenti’,
disposti cioè a ‘intelligere’ le ragioni degli altri. Enzo Bianchi ha concluso citando
il discorso di Giovanni Paolo II alla Curia romana del dicembre 1986, dedicato all’incontro
interreligioso di Assisi, da lui fortemente voluto. In esso – ha ricordato – si sottolinea
che l’umanità ha un’unità ben più profonda di quella che risulta dalle differenti
vie religiose. Quell’umanesimo integrale che diventa sempre più la piattaforma di
dialogo del Cortile dei Gentili.