Benedetto XVI apre il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e proclama due nuovi
Dottori della Chiesa
Benedetto XVI apre solennemente questa mattina il Sinodo sulla nuova evangelizzazione,
presiedendo dalle 9.30 la Messa sul sagrato della Basilica di San Pietro. Durante
la celebrazione proclamerà Dottori della Chiesa la Santa medievale tedesca, Ildegarda
di Bingen, ed il Santo spagnolo Giovanni d’Avila, vissuto nel 1500. Sulla statura
ecclesiale di queste grandi figure, e sulle modalità di attribuzione del titolo di
Dottore della Chiesa, Roberto Piermarini ha intervistato il cardinale Angelo
Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi:
R. - Il titolo
di Dottore della Chiesa universale è conferito a quei Santi e Sante, come appunto
Santa Ildegarda di Bingen e San Giovanni d'Avila, che, con la loro eminente dottrina,
hanno contribuito all'approfondimento della conoscenza della Divina Rivelazione, arricchendo
il patrimonio teologico della Chiesa e procurando ai fedeli la crescita nella fede
e nella carità. Da da un punto di vista teologico, essi evidenziano aspetti inediti
della verità evangelica. Da un punto di vista pastorale, suscitano nei fedeli un rinnovato
appello alla coerenza di vita.
D. - Può dire qualcosa sulla eminente dottrina
della badessa benedettina Ildegarda di Bingen, vissuta tra il 1098 e il 1179?
R.
- La benedettina tedesca Ildegarda di Bingen, fondatrice e badessa di due monasteri,
nelle sue opere enuncia una dottrina esimia per profondità, originalità e fedeltà
al dato rivelato. Animata da un'autentica carità intellettuale, ella illustra con
densità di contenuto e freschezza di linguaggio il mistero di Dio Trinità, dell'Incarnazione,
della Chiesa, dell'umanità. Per Ildegarda, ad esempio, l'essere umano è visto come
unità corpo-anima con l'apprezzamento positivo della corporeità in ordine al merito.
Che il corpo non sia stato concesso all'uomo solo come peso, lo dimostra il fatto
che le anime dei santi desiderano ardentemente la riunificazione con il loro corpo
mortale. Di conseguenza il compimento escatologico significa una trasformazione e
una risurrezione del corpo per la vita eterna.
D. - Cosa dire di San Giovanni
d'Avila?
R. - Lo spagnolo San Giovanni d'Avila, vissuto tra il 1500 e il 1569,
fu uno dei maestri spirituali più prestigiosi e consultati del suo tempo. Ricorsero
alla sua sapienza per un retto orientamento di vita, fra gli altri, Sant'Ignazio di
Loyola, San Giovanni di Dio, San Francesco Borgia, San Tommaso di Villanova, San Pietro
d'Alcantara, San Giovanni de Ribera, Santa Teresa di Gesù, San Giovanni della Croce.
Era anche un eccellente catechista e predicatore e non tralasciò di fare un uso magistrale
dello scritto per esporre i suoi insegnamenti.
D. - Qual è la sua opera principale
e quale influenza essa può avere per noi oggi?
R. - La sua opera principale,
Audi filia, è un classico della spiritualità cattolica. Altri scritti eccellenti sono
la Doctrina cristiana, sintesi pedagogica per l'istruzione della fede; il Tratado
del amor de Dios, un gioiello letterario, che approfondisce con sapienza il mistero
di Cristo redentore e il Tratado sobre el sacerdocio. Una sua peculiarità è l’affermazione
della chiamata universale alla santità per tutti i battezzati, soprattutto per i sacerdoti.
Lungo i secoli i suoi scritti sono stati di grande ispirazione per la formazione sacerdotale
e per l'educazione dei laici.
D. - Come si giunge al dottorato?
R. -
Sono principalmente i pastori e i fedeli a sollecitare il Santo Padre a compiere questo
passo. Per quanto riguarda Ildegarda di Bingen, ad esempio, in una delle ultime petizioni
datata 1979, i Vescovi tedeschi richiedevano con insistenza il dottorato per la santa
badessa benedettina. Tra i firmatari della supplica, al terzo posto c'è la firma dell'allora
Cardinale Joseph Ratzinger. Ovviamente, oltre alla santità, il criterio principale
per il dottorato è la verifica della eminens doctrina.
D. - E per San Giovanni
d’Avila
R. - Il movimento per la promozione del suo dottorato ebbe inizio fin
dalla sua canonizzazione, avvenuta nel 1970. Il titolo di Maestro, attribuito tradizionalmente
al Santo, motivava l'ipotesi di un dottorato, promosso soprattutto dalla Conferenza
Episcopale Spagnola. Veniva evidenziato il carisma di sapienza a lui conferito dallo
Spirito Santo per il bene della Chiesa e l'influenza benefica del suo insegnamento
sul popolo di Dio e soprattutto sui sacerdoti.