Egitto: liberati grazie al presidente Morsi i due bambini copti accusati di blasfemia
La procura generale egiziana ha disposto ieri pomeriggio, la liberazione dei due bambini
copti ortodossi che erano stati portati il giorno precedente in un luogo di detenzione
minorile dopo essere stati accusati di aver orinato su alcune pagine contenenti i
versetti del Corano, in un villaggio nella provincia meridionale di Beni Suef. Il
caso giudiziario non è ancora formalmente archiviato. Ma fonti della comunità copta
ortodossa – come l’avvocato Naguib Gebrail – fanno sapere che il rapido rilascio dei
due ragazzini sarebbe stato facilitato da un intervento diretto del Presidente egiziano,
l’islamista Mohamed Morsi, su sollecitazione del suo assistente copto ortodosso Samir
Marcos. Formalmente la detenzione dei due bambini non appariva conforme alle convenzioni
internazionali sui diritti dei bambini sottoscritte dall’Egitto. In realtà, i ragazzini
Nabil Nagui Rizq (10 anni) e Mina Nadi Farag (9 anni) erano stati posti in stato di
detenzione dai corpi di sicurezza anche per essere sottratti alla rabbia dei facinorosi
che, sobillati anche da uno sheikh del villaggio, avevano circondato la locale stazione
di polizia alla notizia del loro fermo. “La liberazione dei due ragazzi è una bella
notizia, ma i media egiziani non l’hanno messa in grande risalto” dichiara all’agenzia
Fides Botros Fahim Awad Hanna, vescovo ausiliare di Alessandria dei copti cattolici.
Una disattenzione mediatica che, secondo il vescovo copto, non è casuale: “capita
spesso così, sulle accuse di offesa verso l’Islam si scatena sempre un putiferio,
con grande mobilitazione di gruppi che soffiano sul fuoco. Quando poi, a volte, queste
accuse si sgonfiano, le persone accusate vengono liberate in sordina, e non se ne
sa nulla”. Le accuse di oltraggio all’Islam rivolte in particolare ai copti sono aumentate
in Egitto dopo la vicenda del filmato anti-Maometto messo in onda su Youtube che nelle
ultime settimane ha scatenato scontri e violenze in molti Paesi a maggioranza islamica.
Una vicenda che al vescovo Fahim appare ancora piena di enigmi. “Dietro quel filmato”
dichiara il vescovo a Fides “c’è stato un gioco politico dai contorni oscuri. Dobbiamo
ancora capire bene chi lo ha fatto, chi lo ha finanziato, chi lo ha messo in rete,
e quale scopo si voleva ottenere con quella operazione”. (R.P.)