2012-10-05 17:13:29

Cei: preoccupa situazione in campi rom. Mons. Feroci: a Roma sgomberi disumani


I vescovi della Commissione Cei per le migrazioni esprimono preoccupazione per “la ripresa degli sgomberi dei campi in alcune città italiane, senza un preciso progetto abitativo futuro”, annullando la prospettiva “indicata dall’Europa e recepita in un recente Piano di integrazione nazionale”. Su questa emergenza, che riguarda in particolare rom e rifugiati, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore della Caritas diocesana di Roma, mons. Enrico Feroci:RealAudioMP3

R. - Quanto è stato detto sia per i rifugiati e soprattutto per i rom, corrisponde esattamente a quanto, purtroppo, è avvenuto e sta avvenendo in questi giorni. Ho esperienza diretta di recente, soprattutto per quanto riguarda il mondo dei rom. Venerdì scorso, il campo di Tor de’ Cenci è stato sgomberato. Lo sgombero è avvenuto in modo molto violento. Le autorità pubbliche - la polizia, i vigili - si sono presentate alle 7.30 con le ruspe, e hanno distrutto le abitazioni delle persone che ci vivevano già da tanti anni e che il Comune di Roma aveva costruito. Le hanno distrutte davanti ai miei occhi, e davanti agli occhi esterrefatti delle famiglie che hanno portato fuori dalle loro abitazioni quello che potevano. Delle persone sono rimaste sotterrate durante questo sgombero. Sono rimasto addolorato nel vedere gli occhi dei bambini, sui quali sarà senz’altro rimasta impressa l’immagine di questa violenza della distruzione. C’erano una novantina di bambini.

D. - Dove sono state portate le persone sgomberate dal campo di Tor de’ Cenci?

R. - Tutte queste persone sono state prese e portate in un grande stanzone alla Fiera di Roma, con l’indicazione che, quando sarebbe stato pronto un campo attrezzato, li avrebbero trasferiti. La mia domanda, quella dell’uomo della strada, è stata molto semplice: che motivo c’era di una tale preoccupazione? Quando c’è un terremoto, un’inondazione si prendono le persone e - giustamente - si portano dove c’è un campo sportivo, dentro una palestra. Ma qui le persone vivevano dentro le loro case, dove c’era luce, acqua. Lì adesso sono stati sistemati in un grande ambiente, in un grande stanzone. Fuori ci sono solamente 15 bagni chimici e solo cinque o sei fontanelle. Quando sono stato lì, sono rimasto veramente con il cuore addolorato, nel vedere tutte le persone che vivevano in promiscuità. Quando sono arrivato stavano distribuendo il cibo, erano seduti per terra con i piatti di carta. Questo è veramente disumano e io mi sono permesso di dirlo ad alta voce sia alle autorità pubbliche sia all’opinione pubblica, perché non si può ammettere nella nostra situazione, nelle nostre città, nella nostra cosiddetta "civiltà", che avvengano delle discriminazioni di questo tipo.

D. - Occhi esterrefatti, cuori addolorati: però, ci sono purtroppo anche troppi occhi indifferenti...

R. - Ci sono occhi indifferenti e occhi che vorrebbero giustificare questi sgomberi. Mi è stato detto che lo sgombero è stato fatto perché potevano esserci tanti delinquenti, perché c’erano situazioni igienico-sanitarie che potevano produrre malattie. È come se in un palazzo ci fosse una famiglia che delinque e l’intero palazzo venga distrutto. L’ambiente si ripara, si mette apposto, ci si sta dentro, ci si spende per poter far crescere queste persone. Contemporaneamente, però, c’è l’indifferenza. Ma quello che più mi addolorato è che ci sono persone che hanno esultato davanti a un fatto del genere. Si sono visti dei manifesti per la città che inneggiavano a quello che è avvenuto. Questo è doloroso. E’ proprio doloroso vedere oggi, nel 2012, cose di questo genere.







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