2012-10-05 16:11:49

Al via a Roma e in Vaticano il primo Campionato mondiale di scacchi per sacerdoti


Sacerdoti da vari continenti in silenzio, concentrati davanti a una scacchiera. È la scena che da oggi e fino a domenica pomeriggio sarà possibile vedere a Roma, tra il Vaticano, la Galleria Alberto Sordi e il Pontificio Oratorio S. Paolo. Si tratta della “Clericus chess international”, in pratica il primo Campionato del mondo di scacchi riservato ai sacerdoti. Un gioco antico dalle riconosciute potenzialità formative per i giovani e con molti e poco conosciuti aspetti legati alla storia della Chiesa. Alessandro De Carolis ne ha parlato con uno dei principali organizzatori, lo psicologo Giuseppe Sgrò:RealAudioMP3

R. – Questa iniziativa nasce davvero in modo singolare: è una proposta di don Stefano Vassallo, che io ho ricevuto nel 2009 al Festival della Scienza, a Genova. Rimasi sorpreso perché, chiaramente, era qualcosa di nuovo e originale. Lavorandoci attorno ci siamo resi conto che si poteva fare un bell’evento. Questo ci ha spinto a realizzare una prima manifestazione a Milano, due anni fa – di portata nazionale – dedicata solo ai religiosi italiani e tutti un po’ si sono lamentati – nel senso buono – sostenendo che dovevamo allargarla. E così ora la stiamo facendo a Roma, con una portata mondiale: abbiamo partecipanti che arrivano dall’India, dalle Filippine, dall’Europa, dall’America del Nord, dall’America Latina… in pratica, sono rappresentati tutti i continenti. E noi siamo davvero grati in particolare al Centro Sportivo Italiano e al presidente Massimo Achini per il sostegno ricevuto.

D. – Il gioco degli scacchi e il mondo ecclesiale sembrerebbero, in realtà, pianeti di galassie lontanissime. Invece, come voi spiegate, c’è un vincolo che li unisce. Di che cosa si tratta?

R. – La scacchiera, che oggi noi vediamo a caselle bianche e nere, una volta era semplicemente un reticolato e rappresenta la proiezione sulla terra delle linee che l’augure tracciava nel cielo, per trarne l’edificazione di templi e città. Quindi, la scacchiera celeste proiettata sulla terra rappresenta l’ordinamento del creato, mentre il cerchio inscritto nel quadrato del pezzo – lei immagini la pedina del re con la sua base circolare – rappresenta il divino. Del resto, l’iscrizione del cerchio nel quadrato è un tentativo di ricongiungimento tra cielo e terra. Le caselle sono diventate bianche e nere quando la scacchiera è arrivata in Europa, per esigenze di assorbimento culturale, per esempio: gli arabi, che se ne innamorarono, non potevano rappresentare i pezzi in termini antropomorfici, quindi i pezzi erano astratti. In Europa la scacchiera rappresentò la società medioevale, perché arrivò intorno al 1100.

D. – C’è un titolo di una conferenza, che sarà a margine di questo campionato, che sembra far intendere qualcosa di più. Cioè: “Scacchi e Chiesa: i Santini in gioco”. In che senso?

R. – Santi in gioco perché a un certo punto la Chiesa si spaventò nel senso che i religiosi iniziarono a giocare a scacchi e San Pier Damiani scrisse una lettera di richiamo al Papa, poiché pare che un suo cardinale giocasse tutta la notte distraendosi dagli impegni pastorali. Ci furono addirittura due Concili Vaticani che si espressero sul gioco degli scacchi – era il periodo medievale – e gli scacchi ricevettero anche la bolla di scomunica. Come si risolse la questione? Quando arrivò Papa de’ Medici, che era un appassionato di scacchi, le cose si risolsero in un battibaleno.

D. – Oltre che ludico, questo campionato di scacchi che avete organizzato ha anche un fine dichiaratamente formativo, come si coglie dal titolo di un altro incontro che terrete. In che cosa consiste questo tema?

R. – Questo è un tema che mi tocca particolarmente, perché io sono psicologo clinico, esperto in psicologia dello sport. Con gli scacchi si possono fare molte applicazioni a livello psicopedagogico, mi spiego meglio: non stiamo parlando del gioco giocato a tavolino, ma stiamo parlando del contesto scacchistico nel suo insieme, quindi della sua dimensione etica di regole, di rispetto, di limiti e di responsabilità. Tutto questo può essere trasmesso a livello non verbale, ai nostri ragazzi già in tenera età, con attività strutturate e possono elaborare delle problematiche che – se non colte in tempo – potrebbero portare all’aggressività tra pari e quindi al bullismo, che tanto preoccupa la scuola italiana. Il parlamento europeo, a maggioranza - con tutti gli italiani che hanno votato anche a favore - ha stabilito la promulgazione del programma “Scacchi a scuola” in tutte le scuole dell’Unione Europea e tutti i suoi invitati – gli stati comunitari – a recepire gli scacchi nei programmi curriculari.







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