Medici di famiglia: impauriti dalla crisi gli italiani tagliano le cure
La crisi morde e gli italiani reagiscono rinunciando alle visite mediche, anche necessarie,
con conseguenze ora incalcolabili. Lo dice circa il 65% dei medici di famiglia in
un’indagine curata dal Centro Studi della loro Federazione, la Fimmg, che conferma
il recente dato Censis di 9 milioni di rinunciatari solo nell’ultimo anno. Un quadro
che non induce all’ottimismo, come spiega, al microfono di Gabriella Ceraso,
Paolo Misericordia, responsabile del Centro studi Fimmg:
R. – E’ emerso
che lo stato di salute della popolazione sembrerebbe peggiorato: appare decisamente
più stressata e lo stress è in grado anche di far sovvertire delle priorità, ossia
l’interrogativo categorico a questo punto sembrerebbe essere quello di non mettere
a rischio il posto di lavoro piuttosto che gestire in maniera corretta il bene salute.
Il 64,7% dei medici riferisce che la gente preferisce non chiedere, per esempio, al
proprio datore di lavoro la giornata per prestazioni di tipo sanitario.
D.
– Esiste una casistica delle rinunce?
R. – Le cure odontoiatriche sono tra
le prestazioni sanitarie messe in secondo piano, perché ovviamente sono costose.
D.
– Chi è che rinuncia e dove si rinuncia di più in Italia ?
R. – Le fasce d’età
sono le fasce degli ultra sessantenni. Le aree invece che soffrono maggiormente sono
quelle meno abbienti, quindi il Sud e le isole, forse meno le aree in cui il terziario
è maggiormente rappresentato. C’è, soprattutto, una corrispondenza e una correlazione
diretta con la perdita dei posti di lavoro.
D. – Che cosa si può ipotizzare,
guardando un po’ più in là, come effetti di questo mutato atteggiamento?
R.
– Sicuramente avrà un costo, che apparentemente in questo momento viene risparmiato
dal soggetto direttamente coinvolto, ma che pagherà in termini di salute più avanti.
E il costo economico poi sarà affrontato chiaramente dal Paese.
D. – Le norme
contenute nel decreto sanità al vaglio del governo potrebbero aiutare a migliorare
tutti questi dati negativi?
R. – Assolutamente sì. Dar maggiore risorse al
territorio significa dare risposte più adeguate alla popolazione.