La Georgia guarda all'Occidente e a Mosca dopo le elezioni vinte dall'opposizione
Confermata la svolta politica in Georgia. Alle legislative di lunedì hanno vinto i
partiti che si oppongono al presidente Saakashvili, che ha ammesso la sconfitta. Il
leader dell’opposizione, il miliardario Ivanishvili, invita il capo dello Stato a
dimettersi e traccia le linee della nuova politica nei confronti dell’occidente e
della Russia. Entro il 20 ottobre è prevista la prima riunione del nuovo Parlamento.
Il servizio di Giuseppe D’Amato:
La Georgia
proseguirà nella sua politica di avvicinamento all’Unione Europea ed alla Nato. A
scanso di equivoci l’ha nuovamente ribadito in tutte le interviste post elettorali
il vincitore morale delle consultazioni, il magnate Ivanishvili, che mira, però, a
normalizzare anche le relazioni con la Russia. Se per ora Mosca rimane assai cauta,
Bruxelles ha riconfermato il suo impegno per un’associazione politica e l’integrazione
economica con Tbilisi. Gli Stati Uniti plaudono invece alle elezioni libere e trasparenti.
Gli osservatori dell’Osce hanno confermato nella loro relazione la regolarità del
voto nonostante alcune violazioni. Ivanishivili ha dichiarato che le riforme finora
adottate in Georgia sono state “tutte basate sulla menzogna” e che Saakashvili farebbe
bene a dimettersi. La disoccupazione e la povertà hanno tassi altissimi. Gli specialisti
si chiedono quanto a lungo il composito blocco dell’opposizione riuscirà a mantenersi
unito intorno ad Ivanishvili.
E, sulla politica della nuova maggioranza georgiana,
Giancarlo La Vella ha intervistato il prof. Aldo Ferrari, responsabile
delle ricerche su Caucaso e Russia dell’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale:
R. - Il fronte
dell’opposizione assolutamente non intende venir meno alla svolta filoccidentale e
filoeuropea già segnata da Saakashvili. Tant’è vero che, nel programma elettorale,
si conferma il progetto di ingresso nell’Unione Europea e nella Nato. Al tempo stesso,
l’opposizione è portavoce di un atteggiamento più equilibrato nei confronti della
Russia, in quanto la Georgia non può, nonostante il suo orientamento filoccidentale,
prescindere dall’aspetto geopolitico, storico ed economico, di trovarsi nel Caucaso
e dall’avere come vicino forte ed importante, anche economicamente, la Russia. La
rottura dei rapporti politici ed economici con Mosca è, infatti, una delle ragioni
delle difficoltà economiche del Paese.
D. - La questione caucasica può essere
ammorbidita da questo cambio di guardia nella maggioranza parlamentare?
R.
- Io spero di sì, perché, almeno in parte, il peggioramento dei rapporti tra la Georgia
e la Russia - una delle cause che ha fatto del Caucaso una regione calda, insieme
al conflitto per il Nagorno-Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian - è almeno in parte
determinato da atteggiamenti estremistici ed isterici dello stesso Saakashvili. È
chiaro che l’intera società georgiana propende legittimamente per un allontanamento
dall’orbita russa, vista come una secolare occupazione e ingerenza. M credo che una
dirigenza più equilibrata, più pacata nei suoi atteggiamenti, sia verso l’interno,
che verso l’esterno, possa contribuire notevolmente al miglioramento dei rapporti
con Mosca e di conseguenza - se naturalmente anche la controparte favorirà il dialogo
- migliorare il clima politico dell’intera regione.
D. - Che ricadute ci saranno
su quello che è il problema energetico? Il Caucaso è zona di passaggio di oleodotti,
gas, petrolio…
R. - Queste elezioni non dovrebbero avere una ricaduta immediata
su questo problema, in quanto le rotte energetiche sono già sostanzialmente tracciate.
Non ci saranno cambiamenti sostanziali da questo punto di vista. Però, un eventuale
miglioramento della situazione politica determinerebbe, inevitabilmente, anche un
miglioramento della situazione economica, che risente ancora del fatto che diverse
frontiere sono chiuse, che la collaborazione tra questi Paesi è molto più limitata
di quello che potrebbe e dovrebbe essere.