2012-10-02 13:03:53

Pakistan. Paul Bhatti: “Rimsha verso l’assoluzione”


Gli avvocati dell’accusa nel processo a Rimsha Masih – la bambina cristiana arrestata per blasfemia e poi liberata su cauzione – stanno mettendo in atto “una tattica ostruzionistica, con il solo fine di tirare per le lunghe il caso e impedirne la completa risoluzione”: è quanto spiega all’agenzia Fides Paul Bhatti, leader della “All Pakistan Minorities Alliance” e Ministro per l’Armonia nazionale, riferendosi al caso dalla bambina, per cui l’Alta Corte di Islamabad ha rinviato l’udienza del processo al 17 ottobre, vista l’assenza (per motivi di salute) degli avvocati dell’accusa. La strategia dell’accusa, dice Bhatti, è comunque destinata al fallimento, dato che “il caso è in mano all’Alta Corte, tribunale non condizionabile, e le prove presentate dalla difesa sono schiaccianti”. Rimsha procede dunque “speditamente verso l’assoluzione” e “a nulla può valere la ritrattazione dei testimoni che hanno accusato l’imam Khalid Jadoon Chishti di aver orchestrato il caso”. Infatti le loro dichiarazioni sono state registrate secondo la sezione n. 164 del Codice Penale del Pakistan. Ciò significa che il giudice ha sottoposto per ben tre volte il documento ai testimoni, chiedendone conferma, e assicurandosi che non vi fossero condizionamenti di sorta. Dopo tale procedura, le dichiarazioni sono ritenute inoppugnabili, e la ritrattazione, secondo le leggi vigenti, risulta inammissibile. Il rinvio di 15 giorni dell’udienza, informa Bhatti, è stato causato solo dall’assenza temporanea del giudice. Se tutto procederà normalmente, “nulla toglie che l’assoluzione con formula piena possa avvenire già il 17 ottobre”: Bhatti resta ottimista. Parlando a Fides, stigmatizza inoltre l’atteggiamento di alcune Ong cristiane pakistane che continuano a diffondere appelli della famiglia di Rimsha e a far credere di gestire il caso, “unicamente per scopi commerciali e per speculare, attirando benefattori occidentali”. Il Ministro ricorda che Rimsha e la sua famiglia sono in un luogo sicuro, sotto la tutela della “All Pakistan Minorities Alliance” e che nessuna Ong ha contatti diretti con loro. Anche la contestazione organizzata contro Bhatti a Islamabad nei giorni scorsi era “fittizia e pretestuosa”: secondo il Ministro, le famiglie di sfollati del quartiere di Mehrabadi, dove viveva la famiglia di Rimsha, “non erano presenti, come si voleva far credere”. (R.P.)







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