2012-10-02 13:08:48

Obama-Romney: tutto pronto per il primo dibattito televisivo


Presidenziali Usa: Barack Obama ha due punti percentuali di vantaggio su Mitt Romney a livello nazionale, ma negli Stati in bilico il presidente sarebbe molto più avanti. E’ quanto emerge da un sondaggio “Washington Post-Abc” in vista delle elezioni del prossimo 6 novembre. Intanto, è tutto pronto all’università di Denver, in Colorado, per il primo dibattito presidenziale, questa sera, fra i due candidati. Ma quanto conta ancora un confronto televisivo nell’era dei social network? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Fausto Colombo, direttore dell'Osservatorio sulla Comunicazione dell'Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Conta molto. Da un certo punto di vista, i social media, Twitter e così via moltiplicano l’efficacia del dibattito televisivo e lo fanno perché il momento del dibattito, soprattutto nei sistemi come quello americano, in cui ci sono due candidati semplicemente – cosa che succede ormai in molti Paesi – è uno dei pochi momenti in cui si può fare un confronto diretto senza particolari mediazioni. Quindi, per i cittadini quello diventa il momento clou della comprensione del candidato. Questo è ancora valido. In più, i cittadini esprimono attraverso la Rete le loro opinioni, i loro commenti, anche se – va detto – su twitter e in tutti gli altri social media ci sono degli opinion leader che sono diversi da quelli dei giornali, ma che sono seguiti da vari followers e che, in qualche modo, riescono ad influenzare, a mediare l’influenza del dibattito.

D. – In qualche modo, dopo la sfida televisiva, nello specifico Obama-Romney, inizia la sfida dei collaboratori, degli strateghi dei due candidati...

R. – Direi ancora di più, direi che comincia “durante”, nel senso che Twitter commenta in diretta. Quindi, la gente guarda la televisione e scrive. Naturalmente, questo è noto agli strateghi della comunicazione dei due, che faranno di tutto per orientare, interpretare, modificare e suggerire. E’ una complicazione che aumenta. Sale esponenzialmente la complessità del dibattito. Detto questo, io rimango convinto che sia la politica che fa la politica e quindi penso che la gente aderisca alle idee più che alla comunicazione. Naturalmente, la comunicazione fa la sua parte.

D. – Da Kennedy-Nixon il dibattito televisivo tra i candidati alla Casa Bianca è ormai un momento irrinunciabile e anche un momento evidentemente spettacolare, in qualche modo, con una grande attenzione a tutti i dettagli. Quanto, però, l’immagine rischia di superare quelli che sono i temi, i contenuti?

R. – Il problema, naturalmente, è che più la politica è agita e condivisa dai cittadini e meno conta il momento finale della campagna elettorale. Ma in una situazione come quella di gran parte delle democrazie occidentali, in cui c’è una specie di delega – magari poi scontenta – un disinteresse dei cittadini nei confronti della politica, allora è chiaro che la scelta diventa più emotiva e più istantanea. In questo senso, lo spettacolo è importante.

D. - Sicuramente, quindi, non tramonterà questa formula, almeno nell’immediato futuro. Anche se diventa molto più articolata, molto più integrata con gli altri media...

R. – Penso che ci sarà ancora un lungo futuro e penso che comunque l’idea del dibattito forse non coincida con l’idea di democrazia, come alcuni media vogliono farci credere. Ma l’idea del dibattito fra i due candidati rimane uno strumento saliente per comprendere alcune cose e soprattutto esprimere almeno una coincidenza emotiva con il candidato che si vuole votare.







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