2012-10-02 12:48:18

Mons. Mamberti all'Onu: crisi in Siria si risolve rispettando il diritto internazionale


Sulla crisi in Siria “non è possibile una soluzione fuori del rispetto delle regole del diritto internazionale e del diritto umanitario”. Lo ha affermato l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati nel suo intervento a New York, durante la 67.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il presule è tornato a invocare una riforma degli organismi Onu, in sintonia con l’attuale scenario internazionale. Il servizio di Alessandro De Carolis.RealAudioMP3

È un dato di fatto: a 67 anni dalla sua fondazione, l’Onu è un gigante dai piedi d’argilla e forse non solo i piedi. È molto esplicito mons. Mamberti nel mettere il dito su una piaga – quella della effettiva capacità delle Nazioni Unite di incidere sulle vicende internazionali – che potrebbe essere sanata se l’Onu cambiasse pelle. Dalla sua nascita a oggi, riconosce il presule, le Nazioni Unite hanno prodotto un corpus di leggi di riferimento “quasi universale” a tutela della pace. Difesa dei diritti umani, disarmo nucleare, cooperazione per lo sviluppo, risoluzione dei conflitti regionali, bilaterali o civili: innumerevoli sono gli ambiti in cui l’Onu è intervenuta e ha legiferato. Allora “com’è possibile – si chiede mons. Mamberti – che, malgrado l’adesione universale alla Carta delle Nazioni Unite e ai Trattati fondamentali, non si riesca a stabilire una giusta e vera governabilità mondiale?”.

La domanda è cruciale come lo sono i drammi che interessano varie parti del pianeta, spesso travolte da guerre, terrorismo, criminalità, ovvero mezzi considerati – ha notato mons. Mamberti – come “il modo più facile” per “certi settori della popolazione mondiale” per “uscire dalla povertà” e ritagliarsi uno spazio sullo scacchiere internazionale. Perché questo è e resta il nodo irrisolto, sottolinea il rappresentante vaticano: il persistere di sperequazioni di vario genere, una mai ridotta distanza fra ricchezza e povertà, un progresso tecnologico da un lato impetuoso e dall’altro disordinato e, non ultimo, una crisi economica e finanziaria che ha gettato sul mondo l’ansia di una grave precarietà. Tutto ciò, ha affermato mons. Mamberti, ha minato gli equilibri internazionali dalla Guerra fredda in qua, sgretolando negli anni il nucleo di valori difeso dall’Onu. Ad esempio, la “perdita di fiducia nel valore del dialogo” ha evidenti riflessi sulla crisi siriana dove – ha scandito il presule – “non è possibile una soluzione fuori del rispetto delle regole del diritto internazionale e del diritto umanitario”.

Ripetendo le parole di Benedetto XVI, il segretario per i Rapporti con gli Stati è tornato a sollecitare l’Onu a ripensare a se stessa a fronte di ciò che mons. Mamberti definisce un “indebolimento della portata pratica e degli obiettivi, fissati nel Preambolo e al capitolo primo della Carta delle Nazioni Unite. Quella che propone la Santa Sede, ha indicato, è una “risposta di ordine morale” e “conviene chiedersi – ha soggiunto – se le crisi che sconvolgono il pianeta non siano legate a una profonda crisi antropologica, cioè a una mancanza di una comune intesa su che cosa sia in verità l’uomo”. Negare questa visione trascendente, ha proseguito mons. Mamberti, rende “illusorio” peraltro il voler garantire una convivenza pacifica tra i popoli. Peggio, apre la porta a quelle forze che intendono riscrivere l’agenda degli impegni Onu minacciando il diritto alla vita, alla famiglia naturale, riducendo l’uomo a “consumatore” o ad “agente di produzione del mercato”.

Dunque, perché le Nazioni Unite tornino a riflettere la “visione fondatrice dell’Organizzazione”, “risulta di primaria importanza – ha indicato mons. Mamberti – dare uno sbocco effettivo al dibattito aperto circa la riforma e il miglioramento del funzionamento degli organi” dell’Onu stessa. E questo, ha concluso, “non si potrà fare senza una convinzione condivisa circa i valori fondamentali”: rispetto della dignità umana, specie della libertà religiosa, e promozione di uno “sviluppo umano integrale”, che crei “le condizioni giuridiche, economiche e sociali che riflettono realmente l’importanza della dignità umana e della sua dimensione trascendente, sia a livello personale che collettivo”.







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