2012-10-02 11:58:15

Congo. Guerra in Kivu: appello delle donne di Goma


Rafforzamento delle pattuglie di agenti di polizia e soldati per ristabilire l’autorità dello Stato a Goma: è l’impegno preso dal ministro dell’Interno Richard Muyej che ha presieduto nel capoluogo del Nord Kivu un consiglio per la sicurezza con i dirigenti della città, teatro la scorsa settimana di una decina di omicidi. L’ultimo fatto violento, risalente a venerdì, - riferisce l'agenzia Misna - ha causato la morte di un operatore economico nel settore petrolifero, Kambale Nzereka Mutinga, caduto in un’imboscata tesa da uomini armati non identificati che lo aspettavano al suo domicilio. Le autorità hanno annunciato un’inchiesta e una ventina di persone sospettate di coinvolgimento nell’ondata di omicidi sono state arrestate. “In questo periodo davvero buio le donne di Goma chiedono al governo di assumersi le proprie responsabilità per interrompere una guerra infinita che ci ha fatto soffrire fin troppo. E noi donne, con i nostri bambini, lo sappiamo più di tutti cosa significa soffrire. Urge una riforma dell’esercito, corrotto e poco equipaggiato, che non è in grado di fare muro per cacciare i ribelli dal nostro territorio” dicono alla Misna fonti del ‘Collettivo delle associazioni femminili per lo sviluppo’ contattate a Goma. L’interlocutrice, che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza, sottolinea che “la prima responsabilità del potere deve essere la tutela dei civili, per questo motivo deve escludere ogni tipo di dialogo o negoziato col nemico che trucida la popolazione e minaccia l’integrità del nostro territorio”. Dalla costosa missione di peacekeeping dell’Onu, la Monusco, “la gente si aspetta un nuovo mandato di sostegno operativo all’esercito regolare (Fardc) – conclude la stessa fonte – Per sconfiggere il Movimento del 23 marzo (M23) non servono altre truppe che vengano da fuori. Qui c’è già troppa confusione armata!”. Secondo un deputato eletto a Goma, Muhindo Nzangi, la recente ondata di omicidi è “sintomatica di un terrorismo urbano pianificato dai ribelli del M23 infiltrati in città per seminare paura e panico”. In un’intervista all’emittente locale ‘Radio Okapi’ il ministro Muyej ha denunciato una situazione di grande precarietà che vige a Goma dove “ci sono troppe armi in circolazione”, puntando il dito contro “alcune autorità locali complici” e i ribelli “che alimentano insicurezza e traffici di vario genere”. Intanto a Kinshasa la crisi dell’Est è ancora al centro del dibattito politico, in particolare dopo l’intervento della scorsa settimana alle Nazioni Unite del presidente Joseph Kabila giudicato dalle forze di opposizione “timido e non diplomatico”; un’occasione che ha fatto perdere al capo dello Stato “la sua occasione di dimostrare al mondo intero il coinvolgimento diretto del Rwanda” nelle regioni orientali congolesi. “Non c’è diplomazia che tenga quando centinaia di congolesi stanno morendo e altre migliaia sono costretti a rifugiarsi nelle foreste” ha dichiarato Lisanga Bonganga, moderatrice delle ‘Forze per il cambiamento’ (Fac), piattaforma dell’opposizione politica. Il mini-vertice sul conflitto dell’Est, tenutosi il 27 settembre al Palazzo di Vetro a margine dell’Assemblea generale, si è concluso senza dichiarazione congiunta tra Kinshasa e Kigali, né alcuna condanna o soluzione internazionale. (R.P.)







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