Pakistan. Rimsha Masih: udienza rimandata al 17 ottobre. Gli accusatori dell’imam
ritrattano
L'Alta corte di Islamabad ieri mattina ha aggiornato il processo a carico di Rimsha
Masih, la giovane cristiana arrestata con false accuse di blasfemia e liberata su
cauzione il 7 settembre scorso grazie al lavoro congiunto di legali, inquirenti e
governo pakistano. Il processo a carico della minorenne - secondo un rapporto medico
ha circa 14 anni e soffre di un ritardo mentale - è aggiornato prossimo 17 ottobre.
Ma è dal Dipartimento distrettuale che giunge la novità più clamorosa di oggi: i tre
accusatori dell'imam Khalid Jadoon Chishti, che avrebbe bruciato pagine del Corano
per "incastrare" Rimsha e determinare la cacciata della comunità cristiana, hanno
ritrattato, affermando che in precedenza avevano subito "pressioni" e "minacce" da
parte della polizia. Si fa perciò sempre più intricata - riferisce l'agenzia AsiaNews
- la vicenda giudiziaria della giovane cristiana che, sebbene innocente, rischia di
trascinarsi a lungo in tribunale a dispetto degli appelli di leader cristiani e membri
della società civile, che chiedono il "proscioglimento immediato" perché "innocente".
Lo slittamento al 17 ottobre si è reso necessario perché mancava il legale rappresentante
dell'accusa, fuori città per altri impegni. Il tribunale ha accolto l'istanza e aggiornato
il processo. Nel frattempo i tre testimoni che, in un primo momento, hanno accusato
l'imam Khalid Jadoon Chishti di aver falsificato le prove per incastrare Rimsha Masih
e cacciare i cristiani, hanno ritrattato la loro versione dei fatti. A riferirlo è
il quotidiano pakistano The Express News, secondo cui i tre giovani avrebbero sottoscritto
una falsa accusa dietro "pressioni" della polizia. A denunciare l'imam sono stati
il muezzin della moschea Hafiz Zubair, assieme a Hafiz Awais e Khurram Shahzad. Nella
nuova versione dei fatti presentata oggi, i tre affermano di aver testimoniato sotto
le "torture" degli investigatori che volevano incastrare in ogni modo l'imam Jadoon.
Di recente la polizia ha depositato il fascicolo di inchiesta relativo a Rimsha Masih,
dal quale emerge che non vi sono né indizi, tantomeno prove o testimonianze di colpevolezza
a suo carico. Il fermo risale al 16 agosto scorso, quando la giovane cristiana è stata
imprigionata in base alla "legge nera", perché avrebbe bruciato pagine del Noorani
Qaida, un libro di testo usato per apprendere le basi dell'arabo e del Corano, con
impressi dei versetti tratti dal libro sacro dei musulmani. In realtà, sarebbe stato
l'imam Khalid Jadoon Chishti (arrestato e ora sotto processo) a gettare pagine bruciate
nell'immondizia appena scaricata dalla ragazza, per fomentare una campagna contro
la minoranza religiosa e sequestrarne beni e proprietà. Dall'8 settembre, giorno del
rilascio, Rimsha e la famiglia vivono in un luogo protetto nel timore di ritorsioni
e vendette personali. (R.P.)