Libano: per la riforma elettorale, la Chiesa maronita chiede piena "rappresentatività"
dei cristiani
La Chiesa libanese invoca un nuovo sistema elettorale in vista del voto parlamentare
del prossimo anno, che dia maggiore garanzia di "rappresentatività" ai cristiani e
permetta "anche agli espatriati" di esprimere la propria preferenza. È quanto emerge
da un comunicato diffuso dal patriarca Bechara Rai, al termine dell'incontro mensile
del Consiglio dei vescovi maroniti a Beirut. Al contempo, egli respinge l'attuale
sistema che non tutela tutte le anime che compongono il Paese e auspica il "rispetto"
della scadenza elettorale, fissata per la primavera del 2013. L'appello della leadership
maronita - riferisce l'agenzia Fides - cade in un momento di aspra battaglia politica
sulla futura legge elettorale, con i due principali schieramenti (le fazioni rivali
dell'8 marzo, legata al movimento sciita Hezbollah, e quella del 14 marzo, vicina
all'ex premier Hariri) divisi sul sistema da adottare. Al centro del dibattito un
disegno di legge approvata dall'esecutivo il mese scorso, che intende dividere il
Libano in 13 distretti medio-grandi, con un sistema di rappresentazione di tipo proporzionale.
Di contro, il meccanismo al momento in vigore, adottato nel settembre 2008 in previsione
del voto nel giugno 2009, si rifà invece alla legge elettorale del 1960 che, secondo
Bechara Rai, non garantisce la rappresentatività dei cristiani. Essa è caratterizzata
da un sistema maggioritario secco e dalla divisione del Libano in numerose circoscrizioni
elettorali di piccole dimensioni, corrispondenti in massima parte ai distretti (qada').
La settimana scorsa lo scontro si è fatto ancor più serrato, con la proposta dei partiti
cristiani della fazione del 14 marzo volta a creare distretti elettorali di piccole
dimensioni; un progetto respinto dai rivali dell'8 marzo e dal Partito sociale progressista
guidato da Walid Jumblatt, leader della fazione drusa. "Il popolo libanese - ha ammonito
il patriarca Rai - sia i residenti, sia quanti vivono all'estero, guardano con rinnovata
speranza ai lavori del Parlamento", perché sia approvata una nuova legge che "assicuri
una vera rappresentatività per tutti i cittadini". I vescovi maroniti auspicano infine
che venga data "priorità" alla legge, dato che il "fattore tempo" lavora in senso
contrario "alle riforme a lungo invocate dal popolo libanese". (R.P.)