Kenya: alta tensione dopo l'attentato contro una chiesa a Nairobi
Una ripercussione dell’offensiva militare del Kenya in Somalia: fonti dell'agenzia
Misna a Nairobi interpretano in questo modo l’attentato dinamitardo di ieri contro
una chiesa anglicana nella capitale e il successivo agguato contro alcuni agenti di
polizia nella regione settentrionale di Garissa. “A Nairobi e in altre città del Kenya
gli attentati sono cominciati un anno fa, in coincidenza con l’avvio dell’offensiva
keniana a sostegno del governo di Mogadiscio” dice alla Misna padre Daniel Mkado,
missionario della Consolata che dirige l’agenzia di stampa cattolica Cisa. Nella chiesa
di Saint Polycarp l’esplosione si è verificata ieri mattina, mentre era in corso una
lezione di catechismo. La deflagrazione dell’ordigno ha ucciso un bambino e ne ha
feriti altri dieci in modo grave. “Dalle prime indicazioni – dice padre Mkado – sembra
che la bomba a mano utilizzata fosse di fattura artigianale e che non fosse stata
innescata da mani esperte”. Le fonti locali sottolineano che all’attentato sono seguiti
cortei e disordini che hanno preso di mira la comunità somala, maggioritaria nel quartiere
di Pangani dove si trova la chiesa di Saint Polycarp. “Oggi – dice padre Mkado – la
situazione sembra più tranquilla ma ieri è stato necessario l’intervento massiccio
della polizia”. Più tardi, in serata, è giunta la notizia di un agguato nel quale
sono rimasti uccisi due agenti di polizia. L’imboscata è avvenuta nei pressi della
città di Garissa, teatro nell’ultimo anno di ripetuti scontri armati e di attentati
contro due chiese che a luglio avevano provocato 17 vittime. (R.P.)