Papa all’Angelus: appello per le popolazioni congolesi; no a gelosie nella Chiesa;
monito ai "ricchi disonesti"
Appello del Papa ieri mattina, dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, per le popolazioni
congolesi travolte dal conflitto civile. Prima dell’Angelus Benedetto XVI ha ammonito
“i ricchi disonesti” ed ha ricordato che Dio può operare il bene anche fuori della
Chiesa. Il servizio di Roberta Gisotti:
Si è detto preoccupato
Benedetto XVI per le popolazioni nell’Est della Repubblica democratica del Congo,
sofferenti per le violenze armate che continuano ad insanguinare il Paese, e di cui
si è parlato nei giorni scorsi in ambito Onu.
“Sono particolarmente vicino
ai profughi, alle donne e ai bambini, che a causa dei persistenti scontri armati subiscono
sofferenze, violenze e profondi disagi. Invoco Dio, perché si trovino vie pacifiche
di dialogo e di protezione di tanti innocenti e affinché torni al più presto la pace,
fondata sulla giustizia, e sia ripristinata la convivenza fraterna in quella popolazione
così provata, come pure nell’intera Regione”.
Prima dell’Angelus, il Papa,
ispirato dal Vangelo domenicale, ha ricordato “che Dio può operare cose buone e persino
prodigiose” fuori della cerchia dei fedeli e “che si può collaborare alla causa del
Regno di Dio in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d’acqua ad un missionario”.
Sant’Agostino insegna infatti che come nella Chiesa “si può trovare ciò che non è
cattolico”, così fuori della Chiesa “può esservi qualcosa di cattolico”.
“Perciò,
i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno
alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta
e con rispetto”.
Al tempo stesso “anche all’interno della Chiesa” – ha
osservato Benedetto XVI - “può capitare”, “che si faccia fatica a valorizzare e ad
apprezzare”, “le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali”.
“Invece
dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando
il Signore per l’infinita ‘fantasia’ con cui opera nella Chiesa e nel mondo”.
Traendo
ancora spunto dalla Liturgia il Papa ha ripreso “l’invettiva dell’apostolo Giacomo
contro i ricchi disonesti che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate
a forza di soprusi”.
“Le parole dell’apostolo Giacomo, mentre mettono in
guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad
usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con
equità e moralità, a tutti i livelli”.
Nei saluti finali ai fedeli raccolti
nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI non ha dimenticato
alla ripresa delle attività accademiche gli studenti universitari e tutti gli educatori
ed insegnanti, incoraggiandoli “nella loro alta missione a servizio della gioventù.
L’università – ha detto può essere un luogo dove si vive già la fraternità. Un luogo
nel quale Dio non può essere assente.
“J’invite les adultes à éduquer en
toutes circonstances les plus jeunes à l’estime mutuelle, à l’attention à l’autre
et à la recherche de Dieu.”
Da qui l’invito “agli adulti ad educare in
tutte le circostanze i più giovani alla stima reciproca, all’attenzione all’altro
e alla ricerca di Dio”.
Infine un affettuoso “arrivederci” a tutta la comunità
di Castel Gandolfo: Benedetto XVI rientrerà infatti domani in Vaticano.