Giornata nazionale del Turismo. Mons. Bregantini: investire di più sulla bellezza
del territorio
Si celebra oggi in Molise, nel santuario di Castelpetroso, la Giornata nazionale del
turismo 2012 promossa dalla Conferenza episcopale italiana e dall’arcidiocesi di Campobasso-Bojano,
in collaborazione con la Regione Molise e la Camera di commercio di Isernia e Campobasso,
Tema della Giornata:“Turismo e sostenibilità energetica propulsori di turismo sostenibile”.
L’idea è quella di valorizzare luoghi poco noti ma ricchi di valore naturalistico,
culturale e spirituale del territorio italiano. Lo Stato da tempo stanzia fondi per
la tutela e il restauro di beni artistici e architettonici della Chiesa, spesso al
centro di flussi turistici importanti in tutto il Paese. Luca Collodi ne ha
parlato con mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano.
R. – Ogni volta
si ha l’impressione che sia un favore fatto ai sacerdoti; in realtà è un debito delle
istituzioni, che le autorità comunali o regionali o statali hanno nei riguardi del
loro territorio. Infatti, se una chiesa è ben custodita, restaurata e l’investimento
produce bellezza, quell’investimento produce ricchezza: c’è un rapporto diretto, nel
turismo, tra ciò che è bello e ciò che è fecondo anche sul piano appetibile e finanziario.
E la politica dev’essere molto, molto attenta ai propri beni patrimoniali, artistici
e culturali da custodire e da valorizzare.
D. – La Chiesa italiana è molto
impegnata in aspetti che riguardano il turismo, ma anche la difesa del Creato, quindi
l’ambiente ma anche la tutela della terra intesa come lavoro dei contadini …
R.
– Sì: questa è una visione innovativa che si sta creando nella Chiesa italiana. Noi
abbiamo tre Giornata che alla fine sono un tutt’uno perché sono intrecciate: quella
del Creato, il 1° settembre, quella del Turismo, il 27 settembre che noi, in Molise,
celebriamo solennemente domenica, e poi quella del Ringraziamento per i frutti della
terra, l’11 novembre. Queste tre Giornate, in realtà, hanno un unico cuore, che è
il territorio: un territorio custodito, un territorio aperto, ospitale e un territorio
fatto di bellezza anche dal punto di vista della fecondità dei prodotti della terra.
Il messaggio è meraviglioso anche dal punto di vista socio-politico.
D. – Se
si fosse investito più sul territorio e meno sui complessi industriali, lei pensa
che le crisi del lavoro si sarebbero potute evitare?
R. – Certamente sì. Ovviamente,
questo significa che noi seguiamo con trepidazione tutte le realtà industriali. Io
ho lavorato come operaio a Porto Marghera e so cosa vuol dire l’inquinamento industriale,
per cui capisco benissimo Taranto e so benissimo anche cosa accade all’Alcoa. Però,
a livello di programmazione futura, sanando queste situazioni o risolvendo in armonia
l’ambiente con il lavoro – perché questo è il nodo: bisogna tenerli in armonia! –
la domanda sul futuro riemerge. Dove vogliamo investire di più? Solo per sanare queste
singole ferite, o ancor più per progettare un’immagine più ampia, più bella e più
piena del turismo e quindi di sviluppo del territorio? La Sardegna potrebbe avere
nel territorio molti, ma molti più posti di lavoro della stessa Alcoa! Cioè, noi dobbiamo
puntare sull’armonia e la bellezza del territorio e la forza di un’agricoltura sostenibile,
a chilometri zero … Tutte queste armonie, che in molti luoghi d’Italia già ci sono,
possono e devono essere oggetto di investimento intelligente e coraggioso.