Processo in Vaticano: separati i procedimenti a carico di Gabriele e Sciarpelletti
Si separano i processi a carico di Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera del Papa,
e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, sabato assente, accusati l’uno di
furto aggravato di documenti riservati e l’altro di favoreggiamento. Lo hanno deciso
i tre giudici guidati dal presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe dalla Torre,
al termine della prima udienza apertasi sabato mattina in Vaticano. La prossima comparizione
sarà domani, 2 ottobre, con l’interrogatorio di Paolo Gabriele e di altri testi. Respinta
l’eccezione pregiudiziale di parte che chiedeva l’acquisizione agli atti delle testimonianze
della Commissione Cardinalizia voluta dal Papa. A seguire il dibattimento c’era per
la Radio Vaticana, Massimiliano Menichetti:
Il prossimo
2 ottobre alle ore 9, sarà solo Paolo Gabriele a essere in aula per il processo che
lo vede imputato di furto aggravato di documenti riservati. I magistrati vaticani,
sabato mattina, hanno infatti accolto l’istanza dell’avvocato di Claudio Sciarpelletti,
accusato di favoreggiamento, sabato assente per non meglio precisati “improvvisi motivi”,
di separare i due procedimenti. L’avvocato Benedetti, ricordato che il suo assistito
si è dichiarato innocente, ha evidenziato la distanza tra i due capi d’accusa e lo
svolgersi dei fatti, “che a differenza di un primo momento – ha evidenziato – portano,
ora, a prendere vie diverse”. Presenti, per due ore e quindici minuti, nella piccola
aula delle udienze del tribunale vaticano, 9 testi dei 13 convocati (8 per Gabriele
e 5 per Sciarpelletti), tra i quali lo stesso Gabriele. Tra gli assenti, giustificati
per mortivi di servizio, anche mons. Georg Gänswein, segretario del Papa.
Molte
le eccezioni presentate dall’avocato Arru, legale di Paolo Gabriele, respinte dai
giudici, dopo circa un'ora e venti di Camera di consiglio. Non sarà possibile acquisire,
come richiesto dal legale di parte, le testimonianze della Commissione Cardinalizia
voluta da Benedetto XVI. Respinta l’eccezione pregiudiziale sulla incompetenza dei
giudici per questioni legate al segreto pontificio, fattispecie, precisano i magistrati,
non presente nell’ordinamento vaticano. Ribadita la liceità della istallazione di
telecamere nei pressi dell’abitazione di Gabriele da parte della Gendarmeria vaticana.
Tolti invece dagli atti processuali, sempre su richiesta della Arru, le due conversazioni
avute dal capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani, con Paolo Gabriele, senza
la presenza di un legale quando era in stato di arresto. Esclusa anche la conversazione
avuta da Giani con mons. Georg, in relazione alle prove ritrovate a casa di Gabriele.
Accolta anche l’istanza che ha chiesto lo stralcio, ovvero la rimozione dagli atti,
di un articolo in lingua tedesca sulla vicenda, realizzato, per Die Welt, da Paul
Badde.
Rimangono aperte invece le eccezioni sollevate dall’avvocato Arru sull’acquisizione
del cosiddetto materiale informatico, ovvero 82 scatole di diverse dimensioni, sequestrate
all’ex assistente di camera e quelle relative alle modalità delle perquisizioni: si
valuterà durante il procedimento. Respinta poi, per motivi di sicurezza, la richiesta
di una perizia planimetrica dell’appartamento di mons. Georg e la perizia per rilevare
le impronte digitali sulla presunta pepita d’oro trovata in casa di Gabriele.