La Giornata mondiale del cuore e i vantaggi della telemedicina nei Paesi in via di
sviluppo
Diciassette milioni di persone l’anno: è questa la drammatica cifra delle vittime
di infarti e ictus. Sono nell’Unione europea, più di due milioni di persone muoiono
ogni anno per le malattie cardio-cerebrovascolari e i costi diretti e indiretti arrivano
ai 200 miliardi di euro. Sono i dati principali diffusi in occasione dell’odierna
Giornata mondiale del cuore. Eliana Astorri ha chiesto al prof. Massimo
Massetti, direttore dell'Unità Operativa complessa di cardiochirurgia del Policlinico
Gemelli di Roma, di spiegare l’incidenza dello stile di vita sull’insorgere di tali
patologie:
R. - Lei ha
posto l’accento sulla prevenzione primaria, che è importantissima e quindi lo stile
di vita, la cura dei fattori di rischio. Devo però dire che questo aspetto è ancora
più importante, una volta realizzati gli interventi. Se noi, una volta fatto un bypass,
non rispettiamo quello stile di vita e quel controllo dei fattori di rischio, anche
questi bypass che abbiamo costruito con tanta cura, saranno soggetti ad una patologia
molto rapida, che renderà chiaramente inutile l’intervento. Quindi, è oltremodo importante
ricordare a tutti, ma soprattutto ai pazienti, che anche quando hanno subito un intervento
cardiologico devono rispettare queste regole di base e controllare i fattori di rischio,
perché questa è una garanzia, non solo per la durata del trattamento di cui hanno
beneficiato, ma è soprattutto una garanzia per una qualità di vita futura.
In
occasione della Giornata mondiale del cuore, la Federazione Italiana di Cardiologia
ha tenuto una conferenza internazionale a Roma sul ruolo della telemedicina. Al convegno
ha partecipato anche il ministro della salute della Zambia, il prof. Peter Mwaba che,
insieme ai partner della Fondazione Nexus Mundi e Telecom Italia, ha presentato un
progetto di telemedicina messo in atto nelle zone remote del Paese africano. Per conoscere
i risvolti delle applicazioni in campo medico delle nuove tecnologie della comunicazione,
Marco Guerra ha intervistato il prof. Lorenzo Rossano, dell’Università
della California, esperto di telemedicina coinvolto nel progetto:
R. - La telemedicina
grazie alle tecnologie moderne - quindi via satellitare, wireless, fibre ottiche e
molte altre - attraverso l’utilizzo di un semplice computer e una videocamera permette
di entrare nelle zone rurali, in via di sviluppo, non servite in maniera adeguata
da servizi medici e di portare la medicina -anche specialistica- direttamente al paziente,
al medico, o all’infermiera che provvede a dare servizio medico; usando la telemedicina
come servizio diretto sul paziente di tutte le varie categorie della medicina specialistica,
che possono essere portate direttamente da una parte lontana -che può essere un centro
accademico, un’istituzione privata di medicina- nel piccolo ospedale, nel piccolo
villaggio, nella piccola clinica. A volte, semplicemente con telefoni cellulari, si
può avere la possibilità di comunicare con queste stazioni e con il resto del mondo.
D.
- Quindi, si mette a disposizione il know-how di un’equipe medica, magari in
Occidente, agli operatori sanitari sul posto?
R. - La politica migliore per
ottenere questo risultato, è quella di togliere l’isolamento del medico rurale con
il resto del mondo, ed avere un migliore accesso ai servizi di medicina, ai servizi
di formazione, in modo che quest’ultimo che non si senta più isolato, e quindi che
possa avere, con una grande efficienza, la formazione sulle nuove terapie mediche,
sulla nuova diagnostica, in maniera simultanea, efficace, immediata e a basso costo.
D.
- Quindi, questo progetto può essere riproposto, ed essere da esempio, per tutti i
territori remoti dell’Africa e di altre parti del mondo, dove non ci sono le competenze
sul posto, ma c’è la possibilità di raggiungere un operatore sanitario?
R.
– Creando questo tipo di modelli, e facendo vedere che questi sono dei modelli sostenibili,
si ha un effetto immediato sulla comunità in termini di ricaduta di investimenti dal
punto di vista non solo delle strutture governative - nel quale assolutamente ci deve
essere una comunione di intenti di missione - ma anche una ricaduta locale, dove la
ritenzione dei medici locali, con la possibilità di poter usufruire di questi servizi
di educazione, può far crescere nella zona locale e rurale, la qualità della vita
e della salute nella popolazione. Si può parlare di portare le conoscenze a quel livello
sanitario che vuole prevenire le malattie, anziché intervenire tardi. Questo ha un
riflesso economico immediato di grande portata.