Somalia: cade Chisimaio, ultima roccaforte degli integralisti Shabab
In Somalia è stato inferto un duro colpo agli estremisti islamici di Al Shabab, legati
ad Al Qaeda. Dopo aspri combattimenti, l’esercito keniano, che fa parte della missione
Amison dell’Unione Africana, ha conquistato la città di Chisimaio, ultima roccaforte
degli insorti. Si tratta di una fase importante per il Paese del Corno d’Africa che
sta procedendo sulla strada della normalizzazione. Benedetta Capelli ha raccolto
l’opinione di Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia–Somalia:
R. - La cacciata
di Shabab da Chisimaio è sicuramente un momento molto importante sulla strada per
la stabilizzazione della Somalia. C’è da chiedersi se la conquista di Chisimaio sia
definitiva perché non è la prima volta che la città vede la liberazione dai gruppi
che la opprimono con atti di violenza e che poi hanno lasciato spazio ad altri gruppi.
Dipende molto da quale sia la volontà internazionale di mantenere la zona sotto controllo,
e portarla definitivamente sotto il controllo del governo legittimo.
D. - Gli
Shabab, nelle scorse settimane, hanno compiuto una serie di attacchi; hanno quindi
alzato il tiro minacciando i parlamentari. Cosa sta accadendo all’interno di questo
movimento?
R. - Il movimento di Al Shabab evidentemente si sente in pericolo
perché il vertice dello Stato somalo è praticamente cambiato in maniera radicale.
La questione da verificare è se il nuovo presidente, che proviene da un gruppo chiamato
Al Islah - la branca somala dei Fratelli musulmani - avrà la forza, la volontà e la
capacità di prendere le distanze da movimenti islamisti più radicali e capire poi
se avrà il sostegno internazionale sia dal punto di vista finanziario che da quello
militare.
D. - Quest’ultima cosa è uno degli ostacoli nel processo di stabilizzazione
del Paese o ce ne sono anche altri?
R. - Il processo di stabilizzazione del
Paese è sempre stato difficile perché le interferenze dall’estero sulla realtà somala
sono state forti ed estremamente invasive. Un’altra questione che dobbiamo tenere
sott’occhio è l’utilizzo dei fondi internazionali. Alcuni mesi fa, è uscito un rapporto
delle Nazioni Unite sulla Somalia che ha denunciato la sparizione di grandi quantità
di denaro e di aiuti internazionali. Fonti somale denunciano poi che i soldi non solo
vengono spesi male in Somalia ma ne arrivano molto meno di quelli che dovrebbero arrivare.
Purtroppo la crisi somala che dura da 22 anni ha reso felici, in termini economici
e di corruzione, tantissime persone, molte delle quali non sono somale e non sono
in Somalia.
D. - All’Onu, in particolar modo il premier italiano Monti ha ribadito
che è necessario non sottovalutare la Somalia, la stabilità di questo Paese è infatti
fondamentale per la sicurezza globale...
R. - La Somalia è fondamentale per
la sicurezza dell’Africa Sub-Sahariana. Fino all’arrivo di Al Shabab, in Somalia non
esistevano gruppi integralisti o islamisti violenti. Nel Paese si è lasciato crescere
Al Shabab, mantenendo quest’ultimo al sicuro da qualsiasi tipo di minaccia che tendesse
a reprimerlo. Dopo di che Al Shabab -ovviamente alimentato da Paesi stranieri- ha
continuato a crescere, ad aumentare la propria forza, ed è diventato un pericolo anche
per altri Paesi, perché è noto che in Somalia, nei territori controllati da Al Shabab,
vengono addestrati anche altri islamisti che compiono attentati in altri Paesi africani,
come ad esempio i Boko Haram.
D. - Ad oggi che Paese è la Somalia? Questa presa
di Chisimaio fa un po’ sperare per il futuro?
R. - Sicuramente sì. Però dobbiamo
domandarci: gli Al Shabab che stanno abbandonando ordinatamente Mogadiscio, dove vanno
a finire? Andranno a finire in altre parti remote della Somalia. E la domande è: il
governo legittimo, verrà messo nelle condizioni di poter porre sotto il suo controllo
queste zone? Se non rispondiamo a questo tipo di domande, la presa di Chisimaio potrebbe
essere qualche cosa di estremamente futile.