Francia: tasse e tagli per 37 miliardi per abbattere il debito salito al 91%
Sforzo “senza precedenti”: così in Francia il ministro dell'Economia, Pierre Moscovici,
ha commentato la legge di bilancio per il 2013 presentata oggi al Consiglio dei ministri
per la riduzione delle spese pubbliche. Si parla di quasi 37 miliardi di euro da recuperare
tra aumenti delle imposte e tagli. Il governo francese corre ai ripari visto che il
debito pubblico è salito al 91% del Pil e negli ultimi mesi il Paese ha segnato una
crescita zero. Fausta Speranza ha intervistato il prof. Paolo Guerrieri,
docente di economia internazionale all’Università di Roma, Sapienza:
R. - In realtà
che l’economia reale e quindi che la produzione e l’occupazione in Francia non andassero
bene, anzi che soprattutto in questi ultimi due anni stessero andando male, lo sapevamo.
I dati più preoccupanti erano questa deindustrializzazione accentuata e soprattutto
questo disavanzo della bilancia dei pagamenti correnti: la Francia non riesce più
ad esportare in modo da pagare quello che deve importare ed ha un deficit crescente.
Questi erano segni che conoscevamo da tempo, ma quello che ha gravato è proprio questo
effetto della crisi in Europa e cioè una situazione che ormai - direi - sta portando
la Francia in un’area di recessione, insieme ad altri Paesi. C’è da dire che si tratta
di una recessione lieve, perché il suo debito lo può finanziare con tassi bassissimi
e in qualche modo vicinissimi a quelli tedeschi. Quindi parliamo di uno spread praticamente
inesistente. Questa è una contraddizione che, però, non durerà a lungo.
D.
- Si tratta, infatti, di un equilibrio abbastanza precario…
R. - Direi sicuramente
di sì. E’ un equilibrio che non è in grado di essere sostenuto perché l’andamento
dell’economia reale, molto probabilmente, farà gioco su questa situazione finanziaria.
Questo spiega anche perché la Francia abbia quest’atteggiamento, in qualche maniera,
ambivalente: quindi da un lato un atteggiamento di solidarietà e di schieramento con
Paesi come l’Italia e la Spagna e dall’altro di un forte interesse a mantenere i rapporti
con la Germania, perché questa sua credibilità sui mercati finanziari deve molto proprio
a questo rapporto con la Germania. Quindi ci abitueremo a questo atteggiamento della
Francia oscillante tra la solidarietà mediterranea e l’alleanza di ferro con il governo
tedesco e con la Germania.
D. - Abbiamo parlato tanto di rigore e di compiti
a casa da fare da parte dei singoli Stati: allora alla Francia quale compito andrebbe
assegnato?
R. - Per la Francia c’è un compito in qualche modo - se vogliamo
- simile al nostro: la Francia deve recuperare competitività, deve recuperare capacità
di produrre, soprattutto nell’industria e in questo siamo messi meglio noi. Il problema
della Francia non è tanto un problema di contorno: sta nel motore dell’economia francese,
che ormai da diversi anni è entrato in crisi e quindi un motore industriale che fa
fatica e dei servizi che non riescono a compensare questa carenza dal punto di vista
della capacità industriale. In realtà per la Francia il compito è un compito di medio
periodo, molto, ma molto, complesso. Naturalmente ci sono poi gli interventi da fare
subito - questi il governo, come sappiamo, li sta varando - e che sono di riportare
il deficit pubblico al 3 per cento e quindi dentro un parametro che viene considerato
in linea con le necessità di governance europea. Quindi immediatamente ci sono le
misure di politica fiscale, ma molto più importante saranno le misure dirette a rilanciare
lo sviluppo e la capacità produttiva dell’economia francese.