2012-09-28 07:51:35

All'Onu si riaccende la questione israelo-palestinese. Netanyahu: attenti all'atomica iraniana


Questione isaraelo-palestinese e nucleare iraniano al centro ieri dell’Assemblea generale dell’Onu in corso nel Palazzo di Vetro a New York. Il servizio di Elena Molinari:RealAudioMP3

Entro l’estate l’Iran potrà produrre l’uranio per la sua prima atomica. Lanciando questo allarme, Benjamin Nethanyau ha chiesto ieri all’Assemblea generale dell’Onu di ’tracciare una chiara linea rossa’ sul programma nucleare iraniano. Dal podio, il premier israeliano ha realmente tracciato una linea su un cartellone che teneva in mano. Nethanyau ha anche respinto l’accusa di fare “pulizia etnica” in territorio arabo mossagli dal presidente palestinese. Abu Mazen parlando poco prima al Palazzo di Vetro aveva definito illegali gli insediamenti ebraici e aveva detto di aver avviato consultazioni per ottenere dall’Assemblea il riconoscimento come Stato non membro per la Palestina. Lo scorso anno Abu Mazen non era riuscito a ottenere una promozione nello status palestinese dal Consiglio di Sicurezza.

Agli incontri di ieri all’Assemblea generale dell’Onu, oltre alla questione israelo-palestinese e al nucleare iraniano, è emerso anche l’allarme condiviso sul rischio che il conflitto in Siria si trasformi in “un campo di battaglia regionale”. Fausta Speranza ne ha parlato con Maria Grazie Einardu, docente di storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – L’Assemblea generale delle Nazioni Unite è un potente amplificatore di ogni argomento. Quindi, una cosa è quello che si dice in aula, una cosa è quello che si fa nei corridoi o in altre sedi. E’ chiaro che chi va, parla forte, parla a tutti, parla anche alla propria opinione pubblica e all’opinione pubblica internazionale. Riguardo al tema della Siria, si sta cercando in ogni sede di staccare il veto cinese dal veto russo; i Paesi arabi chiedono un intervento non necessariamente militare in Siria e stanno premendo sulla Cina affinché almeno in questo la Russia rimanga totalmente isolata. Per quanto riguarda, invece, l’intervento di Netanyahu, ancora una volta il presidente israeliano ha parlato all’opinione pubblica, inoltre ha cercato – nei limiti del possibile – di moderare i toni che ha avuto finora verso gli Stati Uniti, soprattutto verso il presidente Obama. Ma anche lui ha fatto un esercizio di routine. Ha parlato anche Abu Mazen che ha semplicemente ricordato tutta una serie di cose che gli serviranno tra pochissimi mesi, quando chiederà di nuovo di diventare Stato membro delle Nazioni Unite.

D. – Insomma, sembra che tutti abbiano un po’ preparato il terreno in funzione di proprie politiche. Ma la politica internazionale, che margine di azione ha, per la Siria e per evitare davvero che si arrivi ad un “campo di battaglia regionale”?

R. – Il margine d’azione c’è, perché nulla sarà regionale se non con la collaborazione o a causa degli errori dei Paesi della Lega Araba, in primis i vicini della Siria, ma anche gli altri. Il ruolo degli arabi è determinante, sia politicamente nel premere sui Paesi che si oppongono ad un’incisiva azione politica, ma anche naturalmente da un punto di vista tattico locale.







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