Mons. Pelvi indica ai cappellani militari "la disciplina della comunione"
La comunione come “programma di vita cristiana” e come “disciplina” per i presbiteri
per sfuggire alle “paralisi della carità, che minacciano di allentare o di bloccare
la comunione fraterna”. È in sintesi quanto l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia,
mons. Vincenzo Pelvi, ha proposto ai cappellani militari che oggi ad Assisi hanno
chiuso il loro convegno, appuntamento nazionale promosso dalla Chiesa ordinariato
militare (Omi). Tracciando le prospettive per l’anno pastorale entrante (2012-2013)
- riferisce l'agenzia Sir - il vescovo castrense si è soffermato sul tema della comunione
ricordando come questa “genera nella Chiesa doveri ed impegni e diventa programma
di vita cristiana. Come presbiteri - ha sottolineato - siamo chiamati a coltivare
rapporti interpersonali genuini e a costruire una concreta comunione di intenti. Il
nostro - ha aggiunto - non è un ministero personale. Dobbiamo vigilare di fronte ad
alcune tentazioni come lo spirito di isolamento, di indifferenza, di pura osservazione,
di sufficienza”. È necessario aprirsi a un’autentica “disciplina della comunione”
che esige di eliminare questi comportamenti che contrastano con “l’essere un’unica
fraternità presbiterale”. Mons. Pelvi ha invitato i cappellani a “riconoscere, con
sincerità, coraggio e umiltà, le ‘paralisi della carità’ che minacciano di allentare
o di bloccare la nostra comunione fraterna: disistima, maldicenza, rivalità, odio,
rifiuto del perdono” per aprirsi a quella “disciplina della comunione” fatta, tra
le altre cose, di “obbedienza, senso dell’ordine gerarchico, solidarietà fraterna,
stima vicendevole, indulgenza reciproca, mutua difesa, prontezza al servizio, al soccorso,
coscienza del bene comune, rispetto, cortesia, schiettezza, perdono, preghiera, correzione
discreta e amicizia”. Sono queste, ha concluso, “le forme della carità sacerdotale
che devono regnare fra i sacerdoti”. (R.P.)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LVI no. 271