2012-09-27 15:57:13

Accordo Nord-Sud Sudan sull'esportazione di greggio ma molte questioni sono irrisolte


Ad Addis Abeba, in Etiopia, Sudan e Sud Sudan hanno sottoscritto ieri un accordo per creare una zona cuscinetto lungo la controversa frontiera e riprendere così le esportazioni di greggio sul Mar Rosso. Un passo in avanti sul quale però pesano le molte questioni irrisolte come i confini tra i due Paesi e lo status della regione petrolifera di Abyei. Resta poi gravissima la situazione umanitaria sia nella zona del Nilo azzurro che in quella dei Monti Nuba. Sull’intesa di ieri, Benedetta Capelli ha raccolto il parere di Giorgio Musso, ricercatore di Storia dell’Africa all’università di Padova ed esperto di questioni sudanesi:RealAudioMP3

R. – Questo accordo anzitutto è avvenuto sotto fortissime pressioni internazionali. Le due parti erano sotto pressione perché se non fossero giunte a un’intesa sarebbero scattate sanzioni. Per questa intesa sulle esportazioni del greggio, in realtà le due parti si erano già accordate per riprendere le esportazioni all’inizio di agosto, anche se solo verbalmente. Ieri, lo hanno sottoscritto concretamente e hanno anche risolto alcune questioni legate al confine tra nord e sud Sudan, che resta però ancora oggi indefinito. Chiaramente, siccome i pozzi di petrolio sono nel sud ma l’oleodotto passa attraverso il nord, se non ci fosse stata una definizione chiara del confine questo avrebbe complicato tutto. Quindi, è stato fatto un passo in più.

D. – La creazione di questa zona smilitarizzata potrebbe quindi spezzare il sostegno ai ribelli: un tema sul quale entrambi i Paesi si accusano a vicenda…

R. – Sì, questa è una delle questioni che di fatto rimangono irrisolte, perché entrambi i Paesi negano di sostenere i rispettivi ribelli. Noi in questo momento abbiamo all’interno del nord e all’interno del sud movimenti di guerriglia che si battono contro i rispettivi governi, di fatto molto probabilmente sostenuti in maniera incrociata. Il movimento di guerriglia nel nord contro il governo di Khartoum è una diretta emanazione dell’Splm, che è il partito al governo al sud. Mentre, per quanto riguarda i gruppi di guerriglia che stanno combattendo contro il governo del sud, la settimana scorsa, c’è stato un episodio emblematico, quando addirittura anche le Nazioni Unite hanno messo su carta il fatto di avere visto un aereo che molto probabilmente stava scaricando armi per i ribelli. Il fatto è che però nessuna delle due parti ammette il fatto, quindi è molto difficile che anche solo inizino a parlare su questo punto.

D. – Altre questioni irrisolte lo stavamo accennando: le frontiere ma anche la proprietà della regione petrolifera di Abyei. Si è tutto rinviato a una nuova tornata negoziale, ma quali sono le difficoltà più grandi?

R. – Queste questioni di confine sono indubbiamente le più spinose. Abbiamo due questioni separate. Sul confine tra il nord e sud, c’è un 20% del confine su cui le due parti non sono d’accordo e questa porzione di terreno - è stato detto - sarà determinata attraverso futuri accordi politici oppure attraverso arbitrate internazionali. Abyei è una zona posta al confine tra nord e sud: è una zona petrolifera anche se i pozzi di Abyei sono stati sfruttati molto intensamente negli anni scorsi e quindi non rimane più tanto petrolio. Ad Abyei doveva svolgersi un referendum, proprio quando si è votato per l’indipendenza del Sud Sudan, in cui i cittadini di Abyei decidevano se andare con il sud o se andare con il nord. Il problema è che le due parti non sono riuscite a mettersi d’accordo su chi avrebbe votato a questo referendum, perché Abyei è abitata da una popolazione sedentaria di origine sudista e stagionalmente attraversata da una popolazione nomade del nord. Quindi, naturalmente il nord vorrebbe che questi nomadi votassero nel referendum mentre il sud vuole che questi nomadi non siano inclusi e, su questo, nord e sud hanno già rischiato una volta di andare in guerra. Nemmeno ieri si sono messi d’accordo.







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