Vescovi europei della Ccee a Saint Gall per dibattere su fede e sfide sociali
“Le sfide del nostro tempo: aspetti sociali e spirituali”. Ne dibatteranno da oggi
al 30 settembre i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) a Saint Gall
in Svizzera. Roberta Gisotti ha intervistato il dott. Thierry Bonaventura,
addetto stampa del Segretariato del Consiglio dei vescovi europei:
D. – “Le sfide
del nostro tempo: aspetti sociali e spirituali”. Perché questo accostamento? Che cosa
si vuole evidenziare?
R. – Innanzitutto, parliamo di sfide e non di problemi.
I vescovi hanno inteso utilizzare questo termine anche per sottolineare le latenti
possibilità che i cambiamenti attuali presenti in Europa in modo particolare, possono
essere anche occasioni per rinsaldare la nostra fede da una parte, ma anche la coesione
sociale che specialmente in questo tempo è messa a dura prova da questa difficile
crisi economica.
D. – Effettivamente, l’Europa è oggi di fronte a una crescente
disaffezione dei cittadini verso le sue istituzioni comunitarie, che sta preoccupando
gli esponenti della politica, di cui si dice che siano sempre più lontani dal "sentire"
della gente. E tra gli argomenti in agenda, vediamo che saranno proprio i lavori dell’Unione
Europea e del Consiglio d’Europa. Quale contributo si vuole offrire?
R. – Intanto,
è necessario per i vescovi comprendere pienamente cosa stia succedendo. Certamente,
non spetta al Ccee dover dire come il Consiglio d’Europa o le istituzioni di Bruxelles
debbano agire. Quello che è importante rilevare, sicuramente, è che per tutte le istituzioni
presenti nel nostro Vecchio Continente esista un po’ questa disaffezione e sia quindi
necessario in qualche modo ridare fiducia ai cittadini, ai cristiani. E il convenire
dei presuli europei per dialogare, per esprimere questa comunione fraterna e approfondire
alcune tematiche va in quella direzione.
D. – Si parlerà anche di discriminazione
dei cristiani in Europa e di persecuzione dei cristiani nel mondo …
R. – In
effetti, questa è un’altra tematica che ormai da alcuni anni si sta facendo strada
anche nelle riflessioni dei vescovi europei, perché stiamo constatando effettivamente
in Europa questo nuovo fenomeno, forse più visibile adesso rispetto a prima, che vede
a volte i cristiani discriminati proprio per la loro fede. Non possiamo parlare di
persecuzione dei cristiani in Europa, ma in modo molto sottile – oserei dire – si
sta inserendo sia a livello legislativo, quindi rendendola quasi legale, ma forse
più di a livello di mentalità, una forma di discriminazione se non addirittura di
intolleranza per chi professa la religione cristiana in modo particolare. Questo è
un fatto nuovo. L’Europa cristiana mette al bando – in un certo senso – i propri fedeli,
i propri cittadini.
D. – L’Assemblea sarà anche l’occasione per parlare dell’Anno
della Fede e del 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II: sarà un’occasione
forte di dibattito...
R. – L’Assemblea stessa in qualche modo riassume queste
due tematiche. Innanzitutto, bisognerebbe dire che quest’anno l’Assemblea plenaria
assume quasi le sembianze di un pellegrinaggio: si svolge infatti a San Gallo in occasione
del 1.400 mo anniversario dell’arrivo del Santo irlandese in quel luogo. Quindi, la
dimensione spirituale di questo pellegrinaggio, le celebrazioni stesse avranno un
ruolo molto importante nel nostro incontro; ma anche la dimensione della comunione
fraterna, della sinodalità, del discernimento, di essere un tempo di dialogo: tutti
elementi tipici proprio del Concilio Vaticano II. Ricordiamo anche che proprio il
Ccee è nato poco dopo il termine dei lavori del Concilio Vaticano II proprio come
lavolontà di ripetere l’esperienza vissuta durante il Concilio da parte di
alcuni vescovi. Ricordiamo poi anche il 20.mo anniversario della pubblicazione del
Catechismo della Chiesa cattolica, che è ricorso quest’anno. Direi che proprio l’incontro
stesso è quasi una forma di celebrazione di questi due momenti importanti: la fede
e il Concilio Vaticano II.
D. – Tra le relazioni di apertura, ci sarà quella
della professoressa Marta Cartabia, docente di diritto e giudice della Corte costituzionale
in Italia. In quale contesto si inserisce questo intervento?
R. – Abbiamo voluto
affrontare da una parte le questioni legate più alla fede, come la gente si pone oggi
di fronte alla fede, quali sono i cambiamenti. Da altro lato insieme alla prof.ssa
Cartabia verificheremo quali sono i sistemi sociali che sono in una fase di cambiamento,
ma anche taluni nuovi diritti che sembrano profilarsi nelle nostre società e che spesso
toccano anche la sfera etica o addirittura entrano in conflitto con la cultura sociale
finora conosciuta e capire quali tipi di sfide pongono alla Chiesa.