Leader religiosi a Lahore: Pakistan chieda all’Onu risoluzione contro la blasfemia
“Noi, partecipanti alla conferenza sul rispetto delle religioni, chiediamo di vietare
immediatamente la diffusione del film ‘L’Innocenza dei musulmani’. Chiediamo al governo
del Pakistan e alle organizzazioni della società civile di presentare una risoluzione
di condanna in seno alle Nazioni Unite”: è quanto affermano, in una dichiarazione
congiunta, i leader religiosi musulmani, cristiani, indù, riuniti a Lahore in un seminario
organizzato dal “Consiglio nazionale per il dialogo interreligioso” e dalla “United
Religions Iniziative”. Mentre la comunità cristiana in Pakistan è scioccata per la
distruzione della chiesa anglicana di San Paolo a Mardan (provincia di Khyber Pakhthunkwa),
incendiata da una folla di radicali, i leader religiosi premono per una risoluzione
Onu che condanni “la diffamazione e il vilipendio contro le religioni”. Paul Bhatti,
Ministro cattolico per l’Armonia, ha assicurato che “ne parlerà con il Segretario
Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon”, ricordando che in Pakistan “cristiani e
musulmani hanno vissuto insieme per secoli” e che “non bisogna permettere a nessuno
di rompere la nostra armonia”, invocando il “comune rispetto delle religioni”. Fra
i leader cristiani intervenuti al seminario, padre Pascal Paulus, provinciale dei
Domenicani in Pakistan, ha rimarcato l’importanza del dialogo, mentre il direttore
del “Consiglio Nazionale per il Dialogo Interreligioso”, padre Inayat Bernard, esprimendo
solidarietà ai fedeli musulmani, ha ricordato che il Consiglio organizza seminari,
raduni, preghiere, conferenze per “lavorare insieme per l'armonia interreligiosa”.
Il leader sikh Sardar Singh Ternjeet ha detto che “la libertà di parola va utilizzata
con responsabilità”, mentre il capo indù Bhagat Lal ha sottolineato che “tutti i libri
sacri non possono essere ridicolizzati da altre religioni, perché ciò porta disarmonia”.
Fra i leader musulmani presenti, Allama Muhammad Tahir Baghdadi ha chiesto ai fedeli
di “manifestare disappunto e reagire in modo pacifico”, perché “nessuno ha il diritto
di danneggiare gli esseri umani”. Kanwal Feroze, editore del mensile urdu “Shadab”,
ha ricordato che, in passato, in occasione di episodi di dissacrazione verso il nome
di Gesù, i cristiani hanno protestato in modo pacifico. (R.P.)