La Rete dei gesuiti africani contro l'Aids (Ajan) ha appena celebrato i suoi dieci
anni di vita. La Rete infatti è stata istituita dalla Conferenza dei Superiori Maggiori
dell'Africa e del Madagascar (Jesam) nel 2002 per coordinare ed espandere la risposta
della Compagnia di Gesù alla pandemia che aveva colpito il continente. Secondo le
informazioni inviate all’agenzia Fides dalla Curia generalizia dei Gesuiti, basandosi
su quanto realizzato per pianificare il futuro, negli ultimi mesi Ajan ha organizzato
due seminari. Il primo ha lanciato un programma speciale per la prevenzione dell'Hiv,
nel contesto dello sviluppo integrale dei giovani. Il secondo ha preso in considerazione
i programmi nel più ampio contesto dell'ingiustizia sociale che causa l'Aids, e si
è soffermato su una risposta che sottolinea l'autonomia e la dignità delle persone.
"Per l'Ajan questo anniversario è l'occasione per ringraziare e valutare ciò che è
stato fatto. E' evidente che la Rete ha raggiunto una serie di notevoli obiettivi,
molti dovuti all'indefesso entusiasmo e coraggio dei due coordinatori, i padri Michael
Czerny e Paterne Mombé, e dei loro collaboratori. "Non sottolineerò mai abbastanza
quanto siamo stati aiutati dalla generosità di donatori stranieri e di confratelli
gesuiti. Abbiamo molto di cui essere grati" ha detto padre Michael Lewis, presidente
del Jesam, che però ha aggiunto: "Il prossimo decennio pone sfide nuove e difficili.
La percezione comune è che ora l'Hiv/Aids è una condizione cronica controllabile e
curabile facilmente con i moderni farmaci antiretrovirali. Se questo può essere vero
nei Paesi sviluppati, non è così in Africa e Madagascar dove i gesuiti e i loro collaboratori
vanno in aiuto di persone povere che spesso non hanno accesso a cure adeguate". (R.P.)