Borse europee in rosso e spread in salita. Allarme Spagna
Crisi economica. I timori per il piano di salvataggio della Spagna hanno affossato
ieri le borse europee e fatto volare gli spread, a preoccupare soprattutto il differenziale
tra titoli spagnoli e tedeschi che raggiunge quota 460 punti. E mentre il presidente
della Bce Draghi e la Cancelliera tedesca Merkel, concordano sulla necessità di nuove
riforme, proteste e scioperi generali paralizzano sia Madrid che Atene: qui scontri
tra polizia e manifestanti con decine di arresti. Cecilia Seppia
I
timori per la Spagna e le sue probabili richieste di aiuti fanno volare gli spread
e affossano le borse europee, in particolare i listini di Milano e Madrid, che arrivano
a perdere oltre il 3,20 %. Da Francoforte però il ministro dell’Economia Grilli e
il presidente della Bundesbank Weidmann, al termine di un incontro bilaterale, rassicurano
sulla solidità dell’Italia, nonostante il fallimento dell’asta di 9 miliardi di Bot
emessi dal Tesoro. Concordano invece sulla necessità di nuove riforme per l’eurozona,
il presidente della Bce Draghi e la Cancelliera tedesca Merkel, convinti che diventare
più competitivi e ripristinare fiducia sia una priorità. In Spagna oltre alle incertezze
sulle richieste di salvataggio, si aggiungono la situazione della Catalogna, la più
ricca regione del Paese che si avvia verso la secessione, lo sciopero generale e le
proteste di piazza a Madrid da ieri sera con un bilancio di 28 arrestati e 64 feriti
nella capitale. La tensione va di scena anche in Grecia, con oltre 30 mila persone
scese in piazza ad Atene e Salonicco dove la polizia ha usato gas lacrimogeni per
disperdere i manifestanti. Domani mattina, i leader dei partiti di maggioranza si
incontreranno ancora per cercare di finalizzare il pacchetto dei tagli al bilancio
statale per il biennio 2013 – 2014, che comporta duri sacrifici per i cittadini. Pare
invece ci sia scontro nella Troika, formata da Ue, Bce e Fmi, sulle soluzioni per
risolvere la crisi ellenica con l’Istituto di Washington che spinge per una ristrutturazione
del debito detenuto dai Paesi europei, mentre Bruxelles preferirebbe concedere ad
Atene più tempo per applicare le misure di austerità concordate in cambio degli aiuti.
Sulla
situazione in Spagna, a partire dagli scontri di ieri, un vero e proprio assedio al
Parlamento, Salvatore Sabatino ha sentito il collega spagnolo, Antonio Pelajo,
raggiunto telefonicamente a Madrid:
R. – Ieri, in
quell’esatto momento ero a Madrid. Non ho potuto avvicinarmi neanche alla sede del
Parlamento perché tutta quella zona era completamente isolata dalla polizia. Devo
dire che forse le immagini non rendono l’idea reale della situazione, perché il numero
dei manifestanti era esiguo, intorno a sei-ottomila. Ma è vero che lo scontro tra
la polizia e i manifestanti è stato molto duro, molto forte. Era una manifestazione
un po’ particolare perché non erano lì per chiedere lavoro; volevano impedire che
il Parlamento potesse svolgere la sua sessione ordinaria.
D. - Questo perché
c’è un forte malcontento nei confronti del governo Rajoy...
R. – Il malcontento
è contro la classe politica.
D. - Intanto il governo di Madrid domani varerà
la finanziaria che dovrebbe contenere circa 39 miliardi di euro tra tagli alla spesa
e aumenti fiscali. Su tutto questo però incombe l’ombra del salvataggio internazionale
del Paese. Ci sono anticipazioni al riguardo?
R. – No, perché si sa che il
governo Rajoy è ancora in dubbio su quando farlo, e se farlo, secondo le condizioni
che saranno imposte, perché le condizioni attuali sono troppo dure, e stiamo pagando
da non so quanti anni un tasso elevatissimo. Intanto, il budget per l’anno prossimo
sarà ridotto di molto, con risparmi imponenti su molti settori, e questo sicuramente
produrrà tensioni sociali. Ma devo dire che la Spagna non è la Grecia; e qui non bisogna
neanche confondersi. Questo è un Paese potente, con una classe economica preparata,
con delle aziende fortissime. Alcune settimane fa, tutti i grandi rappresentanti delle
aziende tedesche che sono qui in Spagna, hanno detto: “L’economia spagnola è piena
di pregi. La Spagna non è un Paese allo sbando”.
D. - Però bisogna dire che
la Spagna è uno dei Paesi che ha vissuto e che vive –purtroppo- la crisi nella quotidianità.
Centinaia di attività commerciali chiudono tutti i giorni, la disoccupazione aumenta
sempre di più. Come si è arrivati a questo punto, visto che, comunque, l’economia
regge?
R. - Ci siamo arrivati perché c’è stata una gestione fatale, sbagliata
dall’inizio del governo di Zapatero con delle correzioni attuate all’ultimo momento
che non avrebbero comunque potuto salvare il caos economico che si era già creato.
E allora abbiamo avuto sette anni di governo, in cui la gente ha vissuto oltre le
proprie possibilità, il credito bancario era aperto a tutti, la gente voleva avere
due macchine, due case, fare tre vacanze all’anno ... Evidentemente tutto questo è
finito.
D. - Quello di Rajoy è un compito oggettivamente difficile. Riuscirà
a traghettare il Paese oltre la crisi, riuscirà a mantenerlo compatto? Mi riferisco
a queste aspirazioni indipendentiste della Catalogna che sta diventando un vero problema...
R.
- Il governo catalano ha chiamato alle elezioni con questa chiave autonomista nascondendo
la propria realtà. Se domani la Catalogna fosse indipendente, a fine mese, non potrebbe
pagare i salari dei suoi funzionari. È in bancarotta. La manovra del governo di Mas,
è una manovra fatta per nascondere la realtà del totale fiasco del governo catalano.