Allarme Spagna: in forte calo le borse in Europa. Catalogna: referendum sull'indipendenza
In forte calo le Borse in Europa sulla scia delle notizie che vengono dalla Spagna:
le spinte secessioniste della Catalogna, la caduta libera del pil nazionale e le tensioni
socio-politiche culminate negli scontri di ieri a Madrid. La Catalogna convocherà
un referendum sull'autodeterminazione, con o senza l'autorizzazione del governo centrale:
è quanto ha assicurato oggi il suo presidente Artur Mas. Intanto, 35 persone sono
state arrestate nella capitale spagnola dopo gli scontri di ieri intorno al Parlamento
che hanno fatto registrare oltre 60 feriti. Vola anche lo spread – oltre i 450 punti
- tra Bonos e Bundt, mentre il premier Rajoy ipotizza una richiesta di salvataggio
se i tassi d'interesse sui titoli di Stato ''resteranno troppo alti per troppo tempo''.
Sulla situazione in Spagna, a partire dagli scontri di ieri, un vero e proprio assedio
al Parlamento, Salvatore Sabatino ha sentito il collega spagnolo, Antonio
Pelajo, raggiunto telefonicamente a Madrid:
R. – Ieri, in
quell’esatto momento ero a Madrid. Non ho potuto avvicinarmi neanche alla sede del
Parlamento perché tutta quella zona era completamente isolata dalla polizia. Devo
dire che forse le immagini non rendono l’idea reale della situazione, perché il numero
dei manifestanti era esiguo, intorno a sei-ottomila. Ma è vero che lo scontro tra
la polizia e i manifestanti è stato molto duro, molto forte. Era una manifestazione
un po’ particolare perché non erano lì per chiedere lavoro; volevano impedire che
il Parlamento potesse svolgere la sua sessione ordinaria.
D. - Questo perché
c’è un forte malcontento nei confronti del governo Rajoy...
R. – Il malcontento
è contro la classe politica.
D. - Intanto il governo di Madrid domani varerà
la finanziaria che dovrebbe contenere circa 39 miliardi di euro tra tagli alla spesa
e aumenti fiscali. Su tutto questo però incombe l’ombra del salvataggio internazionale
del Paese. Ci sono anticipazioni al riguardo?
R. – No, perché si sa che il
governo Rajoy è ancora in dubbio su quando farlo, e se farlo, secondo le condizioni
che saranno imposte, perché le condizioni attuali sono troppo dure, e stiamo pagando
da non so quanti anni un tasso elevatissimo. Intanto, il budget per l’anno prossimo
sarà ridotto di molto, con risparmi imponenti su molti settori, e questo sicuramente
produrrà tensioni sociali. Ma devo dire che la Spagna non è la Grecia; e qui non bisogna
neanche confondersi. Questo è un Paese potente, con una classe economica preparata,
con delle aziende fortissime. Alcune settimane fa, tutti i grandi rappresentanti delle
aziende tedesche che sono qui in Spagna, hanno detto: “L’economia spagnola è piena
di pregi. La Spagna non è un Paese allo sbando”.
D. - Però bisogna dire che
la Spagna è uno dei Paesi che ha vissuto e che vive –purtroppo- la crisi nella quotidianità.
Centinaia di attività commerciali chiudono tutti i giorni, la disoccupazione aumenta
sempre di più. Come si è arrivati a questo punto, visto che, comunque, l’economia
regge?
R. - Ci siamo arrivati perché c’è stata una gestione fatale, sbagliata
dall’inizio del governo di Zapatero con delle correzioni attuate all’ultimo momento
che non avrebbero comunque potuto salvare il caos economico che si era già creato.
E allora abbiamo avuto sette anni di governo, in cui la gente ha vissuto oltre le
proprie possibilità, il credito bancario era aperto a tutti, la gente voleva avere
due macchine, due case, fare tre vacanze all’anno ... Evidentemente tutto questo è
finito.
D. - Quello di Rajoy è un compito oggettivamente difficile. Riuscirà
a traghettare il Paese oltre la crisi, riuscirà a mantenerlo compatto? Mi riferisco
a queste aspirazioni indipendentiste della Catalogna che sta diventando un vero problema...
R.
- Il governo catalano ha chiamato alle elezioni con questa chiave autonomista nascondendo
la propria realtà. Se domani la Catalogna fosse indipendente, a fine mese, non potrebbe
pagare i salari dei suoi funzionari. È in bancarotta. La manovra del governo di Mas,
è una manovra fatta per nascondere la realtà del totale fiasco del governo catalano.