Mons. Mamberti all'Onu: legislazione internazionale sia improntata al rispetto della
dignità umana
“Il valore trascendente della dignità umana offre allo stato di diritto un fondamento
di sicura stabilità perché corrispondente alla verità dell’uomo in quanto creato da
Dio”. Lo ha detto nel suo intervento ad una riunione di alto livello dell’Assemblea
generale dell’Onu sullo Stato di diritto a livello nazionale e internazionale, l’arcivescovo
Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati e capo delegazione della
Santa Sede alla 67.ma Sessione ordinaria dell’Assemblea generale dell’Onu. Il servizio
di Debora Donnini:
La Santa Sede
apprezza quanto messo in rilievo riguardo il collegamento fra lo stato di diritto
e il rispetto dei diritti umani, ma desidera sottolineare “come occorra andare al
di là della semplice fissazione di procedure che garantiscano un’origine democratica
delle norme ed un consenso di fondo da parte della comunità internazionale”. Lo afferma
mons. Mamberti che nel suo intervento spiega come il formale rispetto di per sé sia
insufficiente a garantire un effettivo stato di diritto a livello nazionale e internazionale.
Da un lato, sostiene, c’è la crescente complessità della vita odierna che determina
“una proliferazione di norme e procedimenti”, a loro volta suscettibili di molteplici
applicazioni anche al punto di contraddirsi fra loro, mentre dall’altro lato vi sono
visioni antropologiche parziali. Dove c’è difetto di criteri obiettivi capaci di guidare
l’attività legislativa, nota mons. Mamberti, l’affermazione dello “Stato di diritto”
(“rule of law”) si riduce ad un mero “governo delle regole”. Lo Stato di diritto è
anche messo in pericolo “quando lo si equipara con una mentalità legalista, di aderenza
formale ed acritica alle leggi”, in un atteggiamento che può paradossalmente degenerare
in un mezzo di sopraffazione della dignità umana e dei diritti dei singoli, come accaduto
durante i regimi totalitari del XX secolo.
Nell’espressione “Stato di diritto”,
il diritto dovrebbe essere inteso come “giustizia” e quindi la questione che si pone
è come si possa riconoscere ciò che è veramente giusto. Le conquiste e le dichiarazioni
sui diritti umani, nota mons. Mamberti, offrono “un importante punto di riferimento
in tal direzione, ma non sono di per sé sufficienti, a meno che non li si legga nello
spirito nel quale sono stati formulati e nel loro contesto storico”. Infatti, il preambolo
e il primo articolo della Carta delle Nazioni Unite, insieme con tutta la Dichiarazione
universale dei diritti dell’Uomo, sono il risultato di un lungo processo giuridico
e politico che inizia con l’incontro fra la ragione filosofica della cultura greca
con la ragione giuridica dei romani e a cui poi si aggiungono la sapienza ebraico-cristiana,
il diritto di altri popoli europei, il diritto canonico con i suoi sviluppi, le elaborazioni
medievali e rinascimentali di filosofi ebrei, arabi e cristiani e infine il contributo
della filosofia illuminista e degli sviluppi politici prodotti dalle Rivoluzioni del
XVIII secolo. Così, si evidenzia, si è configurato “uno statuto dei diritti fondamentali
dell’uomo” che, dopo le guerre del XX secolo, è stato adottato dalla comunità internazionale.
Il
preambolo della Carta delle Nazioni Unite evidenzia poi, nel suo secondo paragrafo,
l’esigenza di riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo. E la parola
“fede”, spiega mons. Mamberti, indica abitualmente la trascendenza che tuttavia può
essere afferrata dalla ragione filosofica nel processo in cui ci si interroga sul
senso dell’esistenza umana. “L’uomo non crea se stesso”, sottolinea il presule, e
“la sua volontà è rettamente ordinata quando egli rispetta la natura, la ascolta e
quando accetta se stesso per quello che è, come qualcuno che non si è creato da sé”.
E mentre una ragione positivista sarà solo in grado di generare un governo delle regole,
un sistema di norme edificato solo su ragioni utilitaristiche, “la fede nella trascendente
dignità della persona umana” diventa l’indispensabile “chiave di lettura dei diritti
codificati negli stessi documenti fondazionali dell’Onu e la guida certa per una loro
effettiva tutela e promozione”.
A livello internazionale, ricorda mons. Mamberti,
vi sono gruppi di interesse che tramite procedure formalmente legittime riescono ad
influire nelle politiche degli Stati per ottenere “norme multilaterali”, che di fatto
sono un abuso delle raccomandazioni internazionali, come constatato nella recente
crisi finanziaria. E’ anche noto il tentativo di “promuovere in nome della democrazia,
una visione materialista della persona umana”, unita a una visione utilitaristica
della legge. “È così che – afferma l'osservatore vaticano – nonostante l’apparente
Stato di diritto, la volontà dei potenti prevale su quella dei più deboli: i bambini,
i non nati, gli handicappati, i poveri o, come accaduto nella crisi finanziaria, quelli
privati dell’informazione corretta nel momento giusto”.
“Al contrario – sottolinea
il segretario per i Rapporti con gli Stati – il valore trascendente della dignità
umana offre allo stato di diritto un fondamento di sicura stabilità perché corrispondente
alla verità dell’uomo in quanto creato da Dio; e permette al tempo stesso che lo stato
di diritto possa perseguire il suo vero scopo, che è la promozione del bene comune”.
Ma queste conclusioni hanno una premessa irrinunciabile: che “il diritto alla vita
di ogni essere umano – in tutti gli stadi dello sviluppo biologico, dal concepimento
fino alla morte naturale – venga considerato e protetto come valore assoluto ed inalienabile,
anteriore all’esistenza di ogni stato, di qualsiasi formazione sociale e indipendente
da qualsivoglia riconoscimento ufficiale”. Tutti gli altri diritti umani fondamentali
sono collegati alla dignità umana compresi il diritto a formare una famiglia, ad avere
un padre e una madre, ad essere educato in una famiglia naturale, e ancora il diritto
dei genitori ad educare i propri figli, il diritto al lavoro, alla giusta distribuzione
della ricchezza prodotta e alla libertà di coscienza. E tra questi diritti particolare
menzione merita quello alla libertà religiosa, la cui garanzia è un cardine irrinunciabile
dello stato di diritto.
Questa riunione, conclude mons. Mamberti, è un’occasione
per “riaffermare la volontà di cercare soluzioni politiche applicabili ad un livello
globale con l’aiuto di un ordinamento giuridico saldamente radicato nella dignità
e nella natura dell’umanità, in altre parole, nel diritto naturale”. E mons. Mamberti
sottolinea che un progresso sarà possibile se le Nazioni Unite rimarranno un punto
centrale di riferimento per la creazione di una vera famiglia delle nazioni, in cui
l’interesse unilaterale di quelle più potenti non può prevalere di fronte alle necessità
di quelle più deboli. “Ciò sarà possibile – ricorda – se la legislazione a livello
internazionale sarà improntata al rispetto della dignità della persona umana, a partire
della centralità del diritto alla vita ed alla libertà religiosa”.