Kazakhstan: nuove sfide dopo le dimissioni del premier Massimov
Sciolto il governo in Kazakistan dopo le dimissioni del primo ministro, Karim Massimov,
da anni in carica nell'ex Repubblica sovietica centro-asiatica. A guidare il nuovo
esecutivo sarà il vicepremier, Serik Akhmetov. A Massimov è riconosciuto il merito
di aver mantenuto la crescita economica del Paese durante la crisi finanziaria globale.
Della situazione politica del Kazakistan, Fausta Speranza ha parlato con Paolo
Quercia, analista del Centro militare di studi strategici:
R. - La figura
forte del Paese è rappresentata dal presidente Nazarbayev, che ha prontamente nominato
un nuovo esecutivo e quindi resta lui l’attore principale della situazione politica
e anche della transizione politica in Kazakhstan.
D. - In realtà, il Paese
si sta aprendo a meccanismi di democrazia. Come possiamo valutare questo periodo di
transizione?
R. - Questo è corretto. Viene riconosciuta una progressiva apertura
del sistema, che era un sistema molto chiuso. Ricordiamo che, fino a gennaio scorss,
c’era solo il partito del presidente nel parlamento, partito unico. Dopo le elezioni,
sono entrati altri due partiti: uno è il partito comunista e l’altro è il partito
degli imprenditori. C'è quindi un progressivo ampliamento della base del consenso
sociale che il presidente sta cercando di perseguire, perché lo sviluppo economico
del Paese da un lato, ha portato alla crescita di una classe media con cui comunque
deve fare i conti, e dall’altro lato ci sono proteste sociali anche estese come quelle
dei minatori, dei lavoratori del settore petrolifero, che comunque in qualche modo,
devono essere considerate. Quindi, forse questi due nuovi partiti, che sono stati
autorizzati ad entrare nel parlamento, rappresentano proprio queste due anime dell’evoluzione
economica del Paese, la classe operaia e la classe imprenditoriale. Sicuramente, i
disordini sono stati importanti, significativi, ma sono stati disordini legati poi
a problemi materiali, all’aumento degli stipendi, non a questioni direi ideologiche
o forse di democrazia. Sostanzialmente, ci sono situazioni che in questi venti anni
si sono accumulate nel tempo e non sono sfociate - in assenza di un parlamento libero
- in cambiamenti, e quindi vengono mano a mano, gradualmente centellinate dal presidente.
D.
- Nel contesto geopolitico di tutta l’area allargata che abbiamo attualmente, il Kazakhstan,
Paese a cavallo tra Europa ed Asia, viene assumendo sempre più un ruolo importante
di possibile stabilizzazione...
R. - Sì, un ruolo importante, soprattutto per
via delle risorse energetiche. Ricordiamo che è uno dei principali produttori di uranio:
è il secondo al mondo dopo l’Australia ed era il secondo Paese produttore di petrolio
dell’Unione Sovietica. Ha importanti riserve di gas e soprattutto è strategicamente
a cavallo tra Cina e Russia, i cui confini si toccano proprio in prossimità del Kazakhstan.
E' legato all’Europa attraverso il Caspio e il Caucaso se vogliamo, e quindi ricollegandosi
anche con il Nabucco. È davvero un attore che gioca tra Cina, Russia ed Europa, delle
partite molto importanti a livello geopolitico. Questo è uno dei motivi per cui né
l’Occidente né altri Paesi importanti del sistema internazionale, calcano la mano
al deficit di democrazia che esiste in questo Paese.