2012-09-25 14:17:20

Il Pontificio Consiglio della Cultura alla "Settimana del buon vivere" a Forlì-Cesena


Ha preso il via lunedì a Forlì-Cesena, nel cuore della Romagna, la “Settimana del Buon Vivere”, sul tema del bene comune. Con due eventi, oggi e domenica, prenderà parte all’iniziativa anche il Pontificio Consiglio della Cultura. “L’antieconomia della cultura o la cultura come sviluppo dell’economia?” è la prima tavola rotonda alla quale parteciperà mons. Franco Perazzolo, officiale del dicastero vaticano e responsabile del Dipartimento economia. Benedetta Capelli l’ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Qual è il cuore della questione? Quando si parla di cultura, si pensa a qualcosa che assorbe le risorse economiche. Non ci si domanda mai, però, se la cultura non apra a degli scenari che possano in qualche modo dilatare le possibilità di lavoro, e se non possano diventare dunque una forma di ricaduta di possibilità di impegno, di possibilità soprattutto per offrire alle persone degli orizzonti che non siano di appiattimento ma anzi di allargamento di quelle che sono le possibilità di convivenza, le possibilità di scoprire il valore dell’altro, le possibilità, insomma, di una spiritualità anche come visione dell’uomo che non sia soltanto la visione economica.

D. - L’altra tavola rotonda alla quale il Pontificio consiglio della cultura partecipa si svolgerà domenica 30 settembre. Parliamo sempre di bene comune come paradigma per la coesione tra i popoli. Come si svilupperà anche questa riflessione?

R. - Mi sembra che sia importante, in questo senso, far vedere il bene comune come possibilità di accesso a tutto quello che è necessario per vivere alla persona umana, e per vivere nella piena dignità, nel rispetto dei suoi diritti: un elemento che mette insieme culture e appartenenze religiose diverse. Laddove c’è l’uomo, ci stiamo accorgendo che nessuno si sente di rinunciare a portare il proprio contributo e questa tavola rotonda, mi pare di capire, andrà proprio in questa direzione. Questa di Forlì è veramente diventata una piazza aperta a tutti coloro che in qualche maniera vogliono contribuire perché non ci sia lo scontro tra le persone, ma ci siano possibilità di incontro, di condivisione anche di faticosa ricerca.

D. - Forse anche la scelta di questa zona, di Forlì-Cesena, non è un caso. Lei parlava di questa piazza dove solitamente - in particolar modo d’estate - vengono puntati i riflettori su un certo modo di vivere "leggero". Oggi, invece si pone un messaggio diverso, si mette all’attenzione qualcosa di nuovo …

R. - Si, in effetti noi abbiamo una visione della Romagna un po’ "godereccia", spensierata e festaiola. In effetti, quello che passa a noi dai mass media è proprio questa immagine che però sta stretta a quella gente, la quale dice: “Noi non siamo così. Siamo anche così, ma stiamo cercando, soprattutto in questo periodo di crisi, non solo di dare un’immagine diversa di noi, ma anche di far vedere che ci possono essere delle possibilità a partire dalla crisi, di inventare qualcosa di nuovo”. E il titolo di tutta la Settimana mi pare molto significativo: “Fragile, trasportiamo futuro”. Ecco, mi pare molto bello questo sguardo verso un oltre che per ognuno di noi, poi assume i significati più diversi. Però, l’importante è non fermarsi al proprio orticello, ma appunto, guardare verso il futuro, guardare oltre.

Ultimo aggiornamento: 26 settembre







All the contents on this site are copyrighted ©.