Il cardinale Bertone riceve il Premio Conte di Barcellona: l'impegno della diplomazia
vaticana per la comprensione dei popoli
La diplomazia vaticana, ruolo ed ambiti di azione: ne ha parlato il cardinale Tarcisio
Bertone, segretario di Stato, ricevendo ieri pomeriggio in Spagna, alla presenza del
Re Juan Carlos, il Premio Internazionale Conte di Barcellona, assegnato ogni anno
ad una persona, impresa o istituzione distintasi nel campo della comunicazione. La
cerimonia di consegna dell’ambito riconoscimento si è svolta nel Reale Monastero di
Santa Maria de Pedralbes nel capoluogo catalano. Il servizio di Roberta Gisotti:
Gratitudine
ha espresso il cardinale Bertone per il Premio quale “riconoscimento del servizio
che la Santa Sede presta ai popoli della terra, lavorando per il loro bene e per il
loro sviluppo e collaborando per rafforzare la giustizia, la solidarietà e la pace
tra le nazioni del mondo”. Da qui la riflessione sugli ambiti d’intervento e sul ruolo
della diplomazia vaticana, non sempre ben compresi, tanto da ritenerla, alcuni, “una
reliquia del passato destinata a scomparire” o “un riflesso di una Chiesa segnata
da scelte che non rispondono alla realtà e alle esigenze del nostro tempo”. In realtà
– ha sottolineato il porporato – la diplomazia della Santa Sede è una ricerca incessante
di vie giuste e umane, tenendo conto sia dei diritti che delle responsabilità delle
persone e degli Stati”, nella consapevolezza che “il bene di ogni persona si consegue
salvaguardando il bene comune”.
Ecco che “l’azione diplomatica dispiegata
dal Papa e dai suoi collaboratori – ha osservato il segretario di Stato - deve considerarsi
come una forma privilegiata di comunicazione, il cui fine è favorire nel miglior modo
possibile questo bene comune e la comprensione della comunità internazionale”. Ha
ricordato il cardinale Bertone, ospite a Barcellona, che l’ambasciata di Spagna presso
la Santa sede è “la missione diplomatica permanente più antica al mondo” e che le
rappresentanze estere presso la Sede apostolica sono raddoppiate da 84 a 170 sotto
il pontificato di Giovanni Paolo II. Ha quindi rassicurato sugli sforzi quotidiani
profusi dal Vaticano in “appoggio alla vita internazionale, secondo le proprie specificità”,
perché in tutti i luoghi e in ogni Nazione “si rispetti la dignità dell’uomo e si
intensifichino il dialogo, la solidarietà, la libertà, la giustizia e la fraternità”.
La diplomazia vaticana lavora – ha aggiunto il porporato – in forma discreta ma costante,
al servizio del molte realtà e per salvare vite” ed alleviare la situazione di molte
persone, “senza alcuna discriminazione”, a servizio di “tutti quelli che sollecitano
l’intervento - o anche la mediazione – del Papa e suoi diplomatici”, dedicati “a costruire
ponti e facilitare soluzioni” con impegno generoso e abnegazione “in situazioni tremendamente
complesse”.
Non manca l’impegno a denunciare e sconfiggere i flagelli contrari
alla vita che affliggono l’umanità “come la povertà, il narcotraffico, il terrorismo,
l’estorsione, l’insicurezza cittadina e qualsiasi altro tipo di violenza”. In questi
ambiti gli interventi della Santa Sede sono stati e sono numerosi e chiari. Il cardinale
Bertone ha infine sgombrato il campo dal malinteso che la Chiesa voglia imporre a
tutti i cittadini di società pluraliste la propria visione del mondo, obiezione che
si suole fare quando affronta questioni non negoziabili come “la protezione della
vita umana, la famiglia fondata sul matrimonio o il diritto inalienabile dei genitori
all’educazione religiosa dei propri figli”. “Siamo aperti a dialogare – ha chiarito
il porporato – però il nostro servizio alla società e alla verità ci chiede di esporre
precisamente le ragioni delle nostre convinzioni.”