2012-09-25 13:22:56

Fmi: ancora preoccupazioni per la crisi economica


Il puzzle della ripresa inizia a disegnarsi, ma mancano ancora dei pezzi perché si possa dire che è stato ricomposto. E’ l’immagine che Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale, ha scelto per tracciare lo stato dell’economia mondiale. Un’analisi, la sua, che giunge a meno di un mese dal vertice di Tokyo – a metà ottobre – nel corso del quale, le stime di crescita saranno riviste, ancora una volta, al ribasso. Il quadro economico mondiale continua, dunque, a preoccupare. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’economista Luigi Campiglio:RealAudioMP3

R. - La situazione preoccupa perché c’è una generalizzazione della riduzione della domanda aggregata a livello mondiale inclusi i Paesi emergenti, che fino ad adesso sono stati un po’ la valvola di sicurezza, soprattutto per l’economia europea. Quindi, la preoccupazione della Lagarde è fondata, così come è fondato il richiamo a non perdere l’occasione per cercare di guardare complessivamente i problemi che sono di tutti a livello globale, che non riguardano solo l’Europa, ma anche i Paesi emergenti così come gli Stati Uniti.

D. - E comunque l'elemento di preoccupazione maggiore è rappresentato ancora dal Vecchio Continente. Si è lavorato molto per una solida ed efficace unione bancaria e fiscale, ma le promesse, secondo lei, verranno mantenute?

R. - Il cammino è difficile. Tutta la questione di questa crisi europea è stata fino ad adesso una storia di decisioni giuste prese un po' troppo tardi. È fondamentale, per uscire da questa crisi, superare difficoltà politiche legittime, punti di vista diversi, ma se non si fa la cosa giusta al momento giusto, rischia di diventare davvero una profezia che si realizza; ad esempio, i soldi che potrebbero davvero portarci fuori dalla crisi, potrebbero prendere altre direzioni.

D. - Un altro scenario piuttosto critico è quello degli Stati Uniti, dove in novembre il possibile mancato accordo in Congresso sul tetto del debito e sulla fine degli incentivi fiscali dell’era Bush, potrebbe causare il blocco dell’economia più importante del mondo. Che ricadute avrebbe sul resto dell'economia mondiale?

R. - Le preoccupazioni degli Stati Uniti e dell’Europa sono "gemelle", perché gli Stati Uniti si rendono conto che la crisi europea può essere davvero un problema grave per il Paese e – aggiungo - viceversa. Questa posizione a livello politico, credo, verrà superata; verrà superata perché l’eredità di questi ultimi dieci-quindici anni di politiche non attente alla distribuzione degli aumenti di produttività in maggiori redditi familiari e salari, si è tradotta in una disuguaglianza negli Stati Uniti senza precedenti. All’interno di questo c’è anche una politica fiscale che non ha favorito il ceto medio, ma anche ovviamente le persone più in difficoltà. Paradossalmente è andata a consolidare chi già di soldi ne guadagna parecchi. Ed è celebre la battuta di Buffett, il secondo uomo più ricco al mondo, il quale dice e ripete, che "trova immorale pagare meno tasse della sua segretaria".







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