2012-09-25 14:29:17

Al via la V edizione della Carovana missionaria della Pace in Campania


Cogliere i segni di speranza in un territorio simbolo di gravi problematiche come la mafia, la tutela dell’ambiente e il traffico di esseri umani. È questo l’obiettivo della Carovana missionaria della Pace, che inizia oggi a Pozzuoli e porterà circa 50 giovani provenienti da tutta Italia nelle zone simbolo della Campania, da Napoli all’Istituto di custodia attenuata Icatt di Eboli. Luca Pasquali ha intervistato don Alfonso Raimo, della Fondazione “Missio” della Cei, il cappellano dell’Istituto Icatt.RealAudioMP3

R. - Questa Carovana si muove sulle ali dello slogan “I change”: pertanto è una carovana che vuole far emergere, in coloro che troverà lungo la strada, la voglia di cambiare, il desiderio di emergere dalla polvere, dal fango e dalle tante situazioni disastrose e nelle quali l’Italia - e in particolare anche la Regione Campania - si trova. Il desiderio della carovana è cogliere i segni di speranza, la voglia di non limitarsi a piangere sui problemi, ma a ritrovare una soluzione.

D. - Si punterà l’attenzione prevalentemente su tre grandi problematiche: la criminalità organizzata, l’ambiente e il traffico di esseri umani…

R. - Sì, sono problematiche che in Campania, scelta come conclusione di un cammino iniziato alcuni mesi fa, sono presenti in modo particolare e dove la criminalità organizzata impedisce qualsiasi opportunità di crescita e di sviluppo. Il problema dell’ambiente è sopra a tutti, poiché in Campania discariche a cielo aperto, discariche nascoste sotto colate di cemento continuano a provocare diffuse malattie e questo sopratutto in quella porzione di umanità rappresentata dai bambini. C’è poi il problema della tratta degli esseri umani, che ha portato in Campania tantissime persone provenienti da luoghi di povertà nella ricerca di un benessere che purtroppo in Campania non trovano. Ecco perché si parte proprio da Pozzuoli, luogo di approdo in Italia di San Paolo: San Paolo, qui questa sera, rappresenta tutti coloro che sono alla ricerca della verità e della giustizia.

D. - La visita all’Istituto Icatt di Eboli e la visita a Scampia: quale valore può avere il passaggio della Carovana in queste realtà così complesse?

R. - Certamente un passaggio inevitabilmente doloroso, anzi proprio questo contesto rappresenterà “il dito posto nella piaga”. Certamente la Carovana, sia nel carcere di Eboli - nell’Icatt - che poi a Scampia, coglierà una porzione di umanità sofferente, lacerata, segnata profondamente da un malessere generale. Nel carcere di Eboli, che io conosco bene, troverà segni di speranza: i detenuti, che ho incontrato l’altro ieri, aspettano con ansia questo incontro, perché vogliono mostrare che in loro l’umanità non è stata totalmente cancellata o offuscata dal male in cui hanno vissuto. Un detenuto, un giovane padre, mi ha detto con molta semplicità che la droga lo ha portato a fare tanto male, anche a togliere agli altri ciò che gli apparteneva e confessava che il furto che ha fatto, lo ha perpetrato proprio all’interno della famiglia, della sua famiglia: ha rubato ad un figlio un padre. Proprio da questo vuole partire per poter ricostruire una esistenza distrutta mortificata. A Scampia sarà lo stesso, perché poi coloro che sono detenuti dell’Icatt di Eboli vengono da quel contesto, vengono da quell’ambiente e sono tutti segnati profondamente: spero però non inesorabilmente dalla droga. Si tratta di persone che non hanno avuto altre opportunità, altre possibilità e il più delle volte il male in loro si è servito di una profonda ignoranza o di una mancata scolarizzazione. A Scampia e nel carcere di Eboli ci si troverà a fare i contri proprio con questa mancata opportunità di conoscenza.

Ultimo aggiornamento: 26 settembre







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