Al via la V edizione della Carovana missionaria della Pace in Campania
Cogliere i segni di speranza in un territorio simbolo di gravi problematiche come
la mafia, la tutela dell’ambiente e il traffico di esseri umani. È questo l’obiettivo
della Carovana missionaria della Pace, che inizia oggi a Pozzuoli e porterà circa
50 giovani provenienti da tutta Italia nelle zone simbolo della Campania, da Napoli
all’Istituto di custodia attenuata Icatt di Eboli. Luca Pasquali ha intervistato
donAlfonso Raimo, della Fondazione “Missio” della Cei, il cappellano
dell’Istituto Icatt.
R. - Questa
Carovana si muove sulle ali dello slogan “I change”: pertanto è una carovana che vuole
far emergere, in coloro che troverà lungo la strada, la voglia di cambiare, il desiderio
di emergere dalla polvere, dal fango e dalle tante situazioni disastrose e nelle quali
l’Italia - e in particolare anche la Regione Campania - si trova. Il desiderio della
carovana è cogliere i segni di speranza, la voglia di non limitarsi a piangere sui
problemi, ma a ritrovare una soluzione.
D. - Si punterà l’attenzione prevalentemente
su tre grandi problematiche: la criminalità organizzata, l’ambiente e il traffico
di esseri umani…
R. - Sì, sono problematiche che in Campania, scelta come conclusione
di un cammino iniziato alcuni mesi fa, sono presenti in modo particolare e dove la
criminalità organizzata impedisce qualsiasi opportunità di crescita e di sviluppo.
Il problema dell’ambiente è sopra a tutti, poiché in Campania discariche a cielo aperto,
discariche nascoste sotto colate di cemento continuano a provocare diffuse malattie
e questo sopratutto in quella porzione di umanità rappresentata dai bambini. C’è poi
il problema della tratta degli esseri umani, che ha portato in Campania tantissime
persone provenienti da luoghi di povertà nella ricerca di un benessere che purtroppo
in Campania non trovano. Ecco perché si parte proprio da Pozzuoli, luogo di approdo
in Italia di San Paolo: San Paolo, qui questa sera, rappresenta tutti coloro che sono
alla ricerca della verità e della giustizia.
D. - La visita all’Istituto Icatt
di Eboli e la visita a Scampia: quale valore può avere il passaggio della Carovana
in queste realtà così complesse?
R. - Certamente un passaggio inevitabilmente
doloroso, anzi proprio questo contesto rappresenterà “il dito posto nella piaga”.
Certamente la Carovana, sia nel carcere di Eboli - nell’Icatt - che poi a Scampia,
coglierà una porzione di umanità sofferente, lacerata, segnata profondamente da un
malessere generale. Nel carcere di Eboli, che io conosco bene, troverà segni di speranza:
i detenuti, che ho incontrato l’altro ieri, aspettano con ansia questo incontro, perché
vogliono mostrare che in loro l’umanità non è stata totalmente cancellata o offuscata
dal male in cui hanno vissuto. Un detenuto, un giovane padre, mi ha detto con molta
semplicità che la droga lo ha portato a fare tanto male, anche a togliere agli altri
ciò che gli apparteneva e confessava che il furto che ha fatto, lo ha perpetrato proprio
all’interno della famiglia, della sua famiglia: ha rubato ad un figlio un padre. Proprio
da questo vuole partire per poter ricostruire una esistenza distrutta mortificata.
A Scampia sarà lo stesso, perché poi coloro che sono detenuti dell’Icatt di Eboli
vengono da quel contesto, vengono da quell’ambiente e sono tutti segnati profondamente:
spero però non inesorabilmente dalla droga. Si tratta di persone che non hanno avuto
altre opportunità, altre possibilità e il più delle volte il male in loro si è servito
di una profonda ignoranza o di una mancata scolarizzazione. A Scampia e nel carcere
di Eboli ci si troverà a fare i contri proprio con questa mancata opportunità di conoscenza.