2012-09-24 11:18:48

Mali: accordo per l'intervento africano nel nord del Paese


Con il raggiungimento all’ultimo minuto di un accordo tra Bamako e la Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) si è concluso il lungo iter diplomatico sull’intervento militare regionale nel Nord del Mali, da cinque mesi controllato da gruppi armati islamici e tuareg. Riuniti ad Abidjan il presidente di transizione Dioncounda Traoré e il suo omologo ivoriano, Alassane Dramane Ouattara – alla presidenza di turno della Cedeao – hanno stabilito che “l’operazione di riconquista del Nord si svolgerà in sinergia permanente con le autorità maliane”. L’intesa - riporta l'agenzia Misna - prevede che a Bamako, la capitale, non verranno dispiegate truppe straniere ma saranno soltanto stabiliti un quartiere generale operativo e una base logistica della polizia. Il ministro della Difesa maliano, Yamoussa Camara, ha assicurato che l’intervento regionale si svolgerà “nella massima discrezione per non urtare la suscettibilità e la sensibilità della maggioranza delle popolazioni molte attente all’argomento e restie alla presenza di forze straniere sul proprio territorio”. Inoltre Ouattara ha promesso che l’armamento maliano bloccato da settimane in Guinea verrà consegnato in tempi brevi a Bamako. L’accordo raggiunto nel fine settimana conclude un ‘braccio di ferro’ diplomatico durato per settimane e consente alla Cedeao di rivolgersi formalmente al Consiglio di sicurezza dell’Onu per ottenere un via libera all’intervento nelle regioni settentrionali. Il 26 settembre a New York è prevista una conferenza internazionale sul Sahel presieduta dal segretario generale Ban Ki-moon. Pochi giorni fa i 15 Stati membri si sono detti pronti a “esaminare e accogliere una proposta più realistica” per il dispiegamento di una forza panafricana nel Nord del Mali. Sabato l’ex colonia francese ha celebrato in un clima cupo e tra ingenti misure di sicurezza il 52° anniversario di indipendenza da Parigi. In un discorso alla nazione Traoré ha sottolineato che “la tragedia vissuta dal Mali ipoteca la sua stessa esistenza e ha deplorato che “l’irredentismo dei tuareg si sia collegato col terrorismo transfrontaliero e internazionale e col narcotraffico fiorente”. Se da una parte il capo dello Stato ha teso la mano ai ribelli islamici, invitandoli a imboccare “la via del dialogo e del negoziato sincero e costruttivo”, dall’altra si è detto “consapevole di essere alla guida di un Paese in guerra”, chiamando la nazione a “fare blocco attorno all’esercito che deve essere riarmata fisicamente e moralmente per liberare le regioni occupate anche con la forza se necessario”. Dal Nord, il portavoce del Movimento per l’unità e il Jihad in Africa occidentale (Mujao), collegato ad Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), Oumar Hamaha, ha risposto che “solo se il Mali applicherà la sharia al cento per cento sarà possibile mettersi d’accordo”. La stessa condizione è stata posta dall’altro gruppo islamico di Ansar Al Din. I ribelli tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) hanno accolto positivamente la mano tesa da Bamako, dicendosi “pronti a sedersi col governo per negoziare, ma non allo stesso tavolo che i Jihadisti” ha detto Moussa Ag Assareid, responsabile per la comunicazione. A Gao, Kidal e Timbuctù tuareg e islamici sono da tempo in rotta anche se, in base ad interessi di potere, l’Mnla non ha esitato a avvicinarsi ad Ansar Al Din. (R.P.)







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