Congo. Il vescovo di Kabinda: condizioni disumane per i profughi del Nord Kivu
“Le condizioni degli sfollati nei campi profughi di Goma, nella Repubblica Democratica
del Congo, sono disumane”. Così ai nostri microfoni mons. Valentin Masengo Kinda,
vescovo di Kabinda, e capo della delegazione di sei presuli che nei giorni scorsi
hanno concluso una missione nel territorio del Nord Kivu. La zona è da mesi dominata
dai ribelli del gruppo M23 che sono in lotta con il potere centrale. L’intervista
è di Benedetta Capelli:
R. – Questo
incontro con i fratelli del Kivu fa parte del progetto della Conferenza episcopale
nazionale per evitare il “piano di balcanizzazione” del Paese. Avevamo deciso, infatti,
di prendere due misure. La prima consisteva in una marcia attraverso tutte le parrocchie
della Chiesa cattolica nel Congo, che abbiamo compiuto il primo agosto: ci siamo messi
sulla strada per gridare e per dire al mondo intero che non siamo d’accordo e che
non vogliamo questo “piano di balcanizzazione”. La seconda misura che avevamo deciso
era quella di far sentire ai nostri fratelli che sono nel Nord e nel Sud del Kivu
che siamo tutti fratelli, che non li abbiamo dimenticati. E’ stato un incontro di
solidarietà, un incontro per partecipare alla loro sofferenza. E’ così siamo andati
da Kinshasa a Goma e Bukavu: a Goma abbiamo fatto un piano per arrivare in un territorio
occupato dai ribelli.
D. – Come è stato l’incontro con i ribelli?
R.
– Non siamo partiti per incontrare i ribelli: eravamo partiti per incontrare i nostri
fratelli cristiani che sono lì. Per prima cosa, infatti, siamo passati direttamente
alla chiesa di Rutshuru, che è una grande chiesa, ed era già tutto piena: abbiamo
detto la Messa e dopo la Messa abbiamo letto il messaggio dei vescovi a tutti i fedeli
che erano lì; era piena, era veramente piena di fedeli! Dopo la Messa siamo stati
invitati ad andare in una sala della parrocchia e lì sono arrivati i rappresentanti
e i dirigenti dei ribelli che volevano salutarci. Dopo il loro saluto, ci hanno detto
che se sono in guerra è perché l’accordo che avevano fatto con il governo e le promesse
che erano state fatte non sono state realizzate. E’ per questo che fanno la guerra.
D.
– Quali sono le condizioni della popolazione civile nelle zone che avete visitato?
R.
– La condizione è ancora peggiorata, gli sfollati credevano che la situazione di tensione
si sarebbe risolta nel giro di una settimana o due, ma ormai sono già circa 4 mesi.
La gente è impaziente. Ci hanno anche chiesto quando finirà la guerra. Vi posso soltanto
dire che le case in cui abitano sono più piccole di una macchina utilitaria: tutta
una famiglia deve vivere in queste condizioni. Questo è disumano! Io penso che se
veramente si vuole far qualcosa, si deve intervenire su coloro che desiderano la guerra,
su coloro che vogliono prendere le ricchezze del Congo e che non sono certo i congolesi!
Questa guerra non finisce mai e i congolesi hanno bisogno invece che questa guerra
finisca, perché continuano a vivere in condizioni disumane!