L'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha definito
non libere e non democratiche le elezioni che si sono svolte ieri in Bielorussia,
sostenendo che non c'è stata competizione sin dall'inizio. Scontato il risultato:
voto plebiscitario a favore dei candidati vicini al presidente Lukashenko. Ciononostante
non si registra nessuna protesta a Minsk. Due anni fa, quando si tennero le presidenziali,
cominciarono subito veementi dimostrazioni di protesta, sedate con la forza dalla
polizia. Adesso non è così anche perché l’esito di queste legislative è apparso scontato
fin dall’inizio della consultazione con gli uomini vicini al presidente Lukashenko
favoritissimi. Secondo i dati ufficiali della Commissione elettorale l’affluenza alle
urne si è attestata al 74,3% degli aventi diritto. 109 mandati su 110 sono stati assegnati
a partiti vicini a Lukashenko. Nessun deputato dell'opposizione è stato eletto. In
una circoscrizione della regione di Gomel sarà necessario un secondo turno. I dati
della Commissione elettorale sono contestati da parte dell’opposizione che afferma
che l’affluenza alle urne non ha superato il 38%. Quindi il voto non avrebbe valore
legale.
E per un’analisi della figura e della politica del presidente Lukashenko,
l’uomo forte della Bielorussia, al potere da 18 anni, Cecilia Seppia, ha sentito
Matteo Tacconi, giornalista esperto dell’Europa dell’Est: 00:03:35:88 R. - Sì, è un po’ il solito "copione bielorusso", con la differenza che stavolta
l’opposizione non si presenta proprio alle urne e se si fosse presentata comunque
sia avrebbe vinto non più di una manciata di seggi. Si profila, dunque, una netta
vittoria delle forze vicine a Lukašhenko e il solito plebiscito un po’ alterato. D.
- A proposito di Lukashenko: che si può dire di un presidente definito dagli Usa “l’ultimo
dittatore d’Europa”, della politica che porta avanti? R. - La vita politica di
Lukashenko oscilla un po’ tra il flirt con l’Unione Europea e i rapporti forti con
la Russia. Cerca di restare al potere attraverso l’elargizione di favori, clientele,
alza gli stipendi ogni volta che si tratta di votare... Il suo è un regime autoritario,
di stampo paternalista. D'altronde, poi, abbiamo visto che quando l’opposizione -
come nel caso delle presidenziali del 2010 - provò a indire delle proteste, venne
immediatamente repressa. D. - Tra l’altro, l’accusa dell’opposizione è che il potere
di Lukashenko sopravviva grazie al sostegno di Mosca, ma anche grazie alla “mano morbida”
dell’Unione Europea, che finora non ha mai imposto sanzioni di nessun tipo… R.
- Lukashenko sa benissimo che se Mosca entrasse un po’ troppo nell’economia bielorussa,
se andasse in porto questo famoso progetto di unione statale russo-bielorussa - sul
tavolo da anni - lui non sarebbe più un primo attore, ma scomparirebbe. E’ per questo
che, intelligentemente, cerca periodicamente di sfilarsi un po’ dal controllo del
Cremlino e cercare la sponda europea, perché d’altronde i soldi dell’Unione Europea
e un po’ di appoggio commerciale gli torna utile. D’altro canto, è interesse dell’Ue,
tramite l’esercizio del solito “soft power”, mantenere comunque una forma di rapporti
con la Bielorussia, evitando che questa prenda totalmente la strada per Mosca. D.
- La comunità internazionale è preoccupata per lo sfociare di queste elezioni in proteste.
C’è da dire che dal ’96, sia Unione Europea che Stati Uniti e l’Osce non riconoscono
la validità di queste elezioni, segnate sempre da palesi brogli e da violazioni. Quindi,
la posizione della comunità internazionale è abbastanza dichiarata? R. – Sì, non
è di vicinanza, però non è nemmeno di strappo traumatico, perché c’è la consapevolezza
che comunque la Bielorussia è una nazione che ha una sua rilevanza strategica ed evitare
che cada tra le braccia di Mosca è la politica che stanno perseguendo gli europei.
Tra l’altro, in questo periodo c’è un rischio ancora più forte: che la Bielorussia
venga assorbita dal Cremlino, perché il Paese sta fronteggiando una crisi economica
che è sempre più severa e, contrariamente a quello che aveva fatto negli scorsi anni
- cioè, farsi aiutare dalla Russia, ma non troppo - in questo caso c’è stato un vero
e proprio “bailout”. Questo, potenzialmente, è abbastanza preoccupante. Io credo che
Lukashenko avrà diversi problemi nei prossimi mesi, perché la pressione russa sulla
Bielorussia sta diventando veramente forte.