2012-09-23 13:30:14

Proteste nel mondo islamico: il governo pakistano sconfessa il suo ministro


Proseguono in varie parti del mondo le proteste di gruppi islamici contro il video blasfemo prodotto negli Stati Uniti e le vignette contro Maometto apparse in Francia. Particolarmente tesa la situazione in Pakistan, dove un ministro - sconfessato dal suo stesso governo - ha proposto una taglia di 100 mila dollari per il produttore del film. E delle proteste si discuterà anche la prossima settimana all’assemblea generale dell’Onu. Il servizio di Davide Maggiore:RealAudioMP3

Il ministro delle Ferrovie pakistano, Ghulam Ahmad Bilor, ha parlato esplicitamente di “uccidere” il produttore del film amatoriale, e ha promesso di ricompensare personalmente chi lo farà. “Invito i talebani ed al-Qaeda a unirsi a me in questa missione”, ha aggiunto l’uomo politico. Contro di lui si è schierato il portavoce del governo, specificando che le autorità pakistane si dissociano da queste dichiarazioni. Nel Paese, durante le proteste di venerdì, che avevano provocato oltre 20 morti e 200 feriti, era stata presa d’assalto e distrutta anche una chiesa luterana. Uno sciopero generale è stato invece proclamato a Dacca, capitale del Bangladesh, dove ieri si erano verificati scontri tra attivisti islamici e polizia. Nella giornata di sabato manifestazioni pacifiche hanno coinvolto anche la località di Kano, nel nord della Nigeria, mentre alcune milizie islamiste hanno abbandonato le loro posizioni dopo manifestazioni di piazza a Derna, nella Libia orientale. La prossima settimana, durante l’assemblea generale dell’Onu, interverrà sulla questione del video anche il presidente statunitense Barack Obama, per respingere le tesi del film e l’uso della violenza.

Sull'ondata di proteste nel mondo islamico, Fabio Colagrande ha intervistato il teologo musulmano Adnane Mokrani, docente alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

R. - La mia prima impressione è che in Occidente ci siano piccoli gruppi che stanno lavorando per far aumentare l’odio contro i musulmani e ce ne sono altri che stanno approfittando di questa occasione per guadagnare, per fare un po’ di pubblicità, per approfittare un po’ della situazione. Dall’altra parte, però, nel mondo islamico, ci sono gruppi di fondamentalisti, alcuni gruppi legati ad al Qaeda che cercano - anche loro - di investire nell’odio, reagendo in modo violento per trovare una posizione nella scena politica nuova nel mondo arabo islamico. Tra questi due estremi c’è una maggioranza di musulmani, di cristiani, di occidentali e di orientali che lavorano per la pace, per la democrazia, per i diritti umani, per la collaborazione, la solidarietà internazionale e che devono lavorare ancora di più per marginalizzare e per non lasciare la scena aperta a questi estremisti.

D. - Quale dovrebbe essere, secondo lei, la reazione più corretta di un musulmano di fronte a queste provocazioni?

R. - Secondo me, in questo momento, la reazione più utile da parte islamica sarebbe quella di ignorare totalmente la provocazione. E questo perché quello che vogliono coloro che hanno prodotto il film è proprio questa reazione violenta, che conferma paradossalmente il “carattere violento” dell’islam: chi difende il Profeta usando la violenza, non fa altro che offendere il Profeta stesso e confermare quello che si dice contro il Profeta. E’ una grande contraddizione; è un paradosso. Invece la risposta civile, culturale, pacifica deve essere - presentando la storia, studiando la storia in modo scientifico ed accademico e non cadendo in questa trappola - ignorare. Ci sono vere sfide e la prima sfida è ricostruire questi Paesi che sono appena usciti da rivoluzioni, come la Tunisia e la Libia. Ma cercare anche di aiutare il popolo siriano in modo efficace, perché viviamo un grande dramma, quello siriano: è uno scandalo, secondo me, manifestare per le vignette oppure per questo film di bassissima qualità artistica, mentre assistiamo ad un massacro terribile in Siria senza dire una parola!

D. - Prof. Mokrani, dopo la “primavera araba” è ipotizzabile che esistano delle società islamiche che, di fronte ad una satira religiosa, anche di basso livello, magari la condannino ma non reagiscano in maniera violenta?

R. - Secondo me la maggior parte dei musulmani non ha reagito in modo violento. Quello che è successo a Bengasi, in Libia, è un attacco preparato da un gruppo di al Qaeda: dunque lo hanno voluto e lo hanno pensato prima. Non è stata una reazione spontanea, ma un attacco ben preparato. Vedo, invece, che la maggioranza dei musulmani ha reagito in modo pacifico.







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