Proteste nel mondo islamico: il governo pakistano sconfessa il suo ministro
Proseguono in varie parti del mondo le proteste di gruppi islamici contro il video
blasfemo prodotto negli Stati Uniti e le vignette contro Maometto apparse in Francia.
Particolarmente tesa la situazione in Pakistan, dove un ministro - sconfessato dal
suo stesso governo - ha proposto una taglia di 100 mila dollari per il produttore
del film. E delle proteste si discuterà anche la prossima settimana all’assemblea
generale dell’Onu. Il servizio di Davide Maggiore:
Il ministro
delle Ferrovie pakistano, Ghulam Ahmad Bilor, ha parlato esplicitamente di “uccidere”
il produttore del film amatoriale, e ha promesso di ricompensare personalmente chi
lo farà. “Invito i talebani ed al-Qaeda a unirsi a me in questa missione”, ha aggiunto
l’uomo politico. Contro di lui si è schierato il portavoce del governo, specificando
che le autorità pakistane si dissociano da queste dichiarazioni. Nel Paese, durante
le proteste di venerdì, che avevano provocato oltre 20 morti e 200 feriti, era stata
presa d’assalto e distrutta anche una chiesa luterana. Uno sciopero generale è stato
invece proclamato a Dacca, capitale del Bangladesh, dove ieri si erano verificati
scontri tra attivisti islamici e polizia. Nella giornata di sabato manifestazioni
pacifiche hanno coinvolto anche la località di Kano, nel nord della Nigeria, mentre
alcune milizie islamiste hanno abbandonato le loro posizioni dopo manifestazioni di
piazza a Derna, nella Libia orientale. La prossima settimana, durante l’assemblea
generale dell’Onu, interverrà sulla questione del video anche il presidente statunitense
Barack Obama, per respingere le tesi del film e l’uso della violenza.
Sull'ondata
di proteste nel mondo islamico, Fabio Colagrande ha intervistato il teologo
musulmano Adnane Mokrani, docente alla Pontificia Università Gregoriana:
R. - La mia
prima impressione è che in Occidente ci siano piccoli gruppi che stanno lavorando
per far aumentare l’odio contro i musulmani e ce ne sono altri che stanno approfittando
di questa occasione per guadagnare, per fare un po’ di pubblicità, per approfittare
un po’ della situazione. Dall’altra parte, però, nel mondo islamico, ci sono gruppi
di fondamentalisti, alcuni gruppi legati ad al Qaeda che cercano - anche loro - di
investire nell’odio, reagendo in modo violento per trovare una posizione nella scena
politica nuova nel mondo arabo islamico. Tra questi due estremi c’è una maggioranza
di musulmani, di cristiani, di occidentali e di orientali che lavorano per la pace,
per la democrazia, per i diritti umani, per la collaborazione, la solidarietà internazionale
e che devono lavorare ancora di più per marginalizzare e per non lasciare la scena
aperta a questi estremisti.
D. - Quale dovrebbe essere, secondo lei, la reazione
più corretta di un musulmano di fronte a queste provocazioni?
R. - Secondo
me, in questo momento, la reazione più utile da parte islamica sarebbe quella di ignorare
totalmente la provocazione. E questo perché quello che vogliono coloro che hanno prodotto
il film è proprio questa reazione violenta, che conferma paradossalmente il “carattere
violento” dell’islam: chi difende il Profeta usando la violenza, non fa altro che
offendere il Profeta stesso e confermare quello che si dice contro il Profeta. E’
una grande contraddizione; è un paradosso. Invece la risposta civile, culturale, pacifica
deve essere - presentando la storia, studiando la storia in modo scientifico ed accademico
e non cadendo in questa trappola - ignorare. Ci sono vere sfide e la prima sfida è
ricostruire questi Paesi che sono appena usciti da rivoluzioni, come la Tunisia e
la Libia. Ma cercare anche di aiutare il popolo siriano in modo efficace, perché viviamo
un grande dramma, quello siriano: è uno scandalo, secondo me, manifestare per le vignette
oppure per questo film di bassissima qualità artistica, mentre assistiamo ad un massacro
terribile in Siria senza dire una parola!
D. - Prof. Mokrani, dopo la “primavera
araba” è ipotizzabile che esistano delle società islamiche che, di fronte ad una satira
religiosa, anche di basso livello, magari la condannino ma non reagiscano in maniera
violenta?
R. - Secondo me la maggior parte dei musulmani non ha reagito in
modo violento. Quello che è successo a Bengasi, in Libia, è un attacco preparato da
un gruppo di al Qaeda: dunque lo hanno voluto e lo hanno pensato prima. Non è stata
una reazione spontanea, ma un attacco ben preparato. Vedo, invece, che la maggioranza
dei musulmani ha reagito in modo pacifico.