La Giornata della pace Onu 2012 "per un futuro sontenibile"
"La pace sostenibile per un futuro sostenibile". Questo il tema scelto per l’odierna
giornata della pace 2012 indetta dalle Nazioni Unite con l’obiettivo di riflettere
sulle conseguenze materiali e immateriali della guerra. I conflitti armati – ricorda
nel suo messaggio il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon – minano lo sviluppo,
la possibilità di creare posti di lavoro e di ridurre catastrofi naturali. Eugenio
Bonanata ne ha parlato con Flavio Lotti, presidente della Tavola della
Pace:
R. – Questa
giornata ci ricorda l’importanza di questa parola, una piccola parola di quattro lettere,
“pace”, che però ha un grandissimo valore, un valore di cui oggi forse non riusciamo
a renderci pienamente conto. Troppe persone ogni giorno precipitano nella povertà
e nella disperazione, a casa nostra come in tante altre parti del pianeta. Troppe
ingiustizie si sommano ad altre ingiustizie. E questa crisi ci sta provocando paura,
angoscia, disperazione, spesso sfiducia e chiusura. Noi abbiamo bisogno, se davvero
vogliamo la pace, di prendere atto che così non possiamo andare avanti, che abbiamo
bisogno di reagire. Oggi, le Nazioni Unite ci aiutano a ripensare a questo straordinario
valore di cui abbiamo grande bisogno, ma che possiamo raggiungere soltanto se ce ne
occupiamo quotidianamente e non quando purtroppo avvertiamo la sua assenza.
D.
– I conflitti armati e la mancanza di pace attaccano i pilastri dello sviluppo sostenibile,
quindi è in gioco il nostro futuro...
R. – Certamente, la situazione è drammatica:
il mondo è un posto sempre più disordinato, è un posto dove i problemi purtroppo continuano
a sommarsi, senza che nessuno di questi venga realmente risolto, è un posto sempre
più pericoloso. Le guerre, la proliferazione delle armi, la disponibilità di tante
persone a imbracciarle, a usarle, ci mette in una situazione di gravissimo pericolo.
Per questo, abbiamo bisogno di più responsabilità personale. Abbiamo bisogno che ciascuno
di noi faccia la sua parte e si assuma le proprie responsabilità.
D. – Interessi
economici e sfruttamento delle risorse naturali sono sempre più spesso all’origine
dei conflitti...
R. – Lo sono sempre stati. Oggi, di fronte a questa grande
crisi mondiale, epocale, di fronte al fallimento di questo sviluppo competitivo, disordinato
e violento, tutto questo diventa ancora più grave e ancora più pericoloso. Abbiamo
bisogno di cambiare la nostra idea di sviluppo, abbiamo bisogno di rivedere il nostro
modo di vivere insieme, il nostro modo di produrre, di consumare, la nostra disponibilità
a stare insieme agli altri e non a vivere in maniera chiusa ed egoistica, pensando
solo a noi stessi e al nostro benessere immediato.