2012-09-21 15:18:22

Breefing di padre Lombardi sulla ripresa del processo per i documenti trafugati


Riprenderà il 29 settembre prossimo, alle ore 9.30, in Vaticano il processo a carico di Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera del Papa, giudicato per furto aggravato di documenti riservati, e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento. Stamani il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha avuto un incontro con i giornalisti per delineare gli aspetti tecnico-giuridici di questa nuova fase del procedimento penale. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

In base al decreto di comparizione emesso il 17 settembre scorso i due imputati - ha spiegato padre Lombardi - compariranno di fronte alla Corte di giustizia vaticana, composta da tre giudici. Gabriele e Sciarpelletti saranno in aula, a meno che non decidano di essere giudicati in contumacia, assistiti dai loro difensori, i quali, nel corso di questa fase dibattimentale, potranno chiedere l’interrogatorio di testimoni. Si tratta del primo momento in cui concretamente i magistrati giudicanti esamineranno la causa istruita dal giudice istruttore, prof Bonnet, alla presenza dei legali di parte e del promotore di giustizia, prof. Picardi. Per gli avvocati di Gabriele e Sciarpelletti ci sarà, inoltre, tempo fino al 26 settembre prossimo per presentare ulteriori prove. Alle udienze sarà ammesso un pool di otto giornalisti, che potrà riferire dei lavori processuali nel rispetto dell’embargo stabilito. Non sarà possibile registrare contributi video, fotografici e audio.

Non è stato ancora fissato - ha detto poi padre Lombardi - un calendario dei lavori processuali che sarà stabilito in base all’entità del lavoro che i legali porteranno avanti. Per quanto riguarda invece il lavoro della Commissione cardinalizia nominata dal Papa - ha detto infine il direttore della Sala Stampa vaticana - i porporati hanno svolto la loro istruttoria, parallelamente a quella legale e hanno consegnato il loro rapporto al Papa, per cui, per ora, il loro intervento può considerarsi concluso, a meno che il Pontefice non chieda ai cardinali un ulteriore intervento.







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