Islam: al-Azhar apprezza parole di padre Lombardi sul rispetto dei simboli religiosi
Le proteste musulmane per la vignette satiriche offensive pubblicate in Francia e
il film blasfemo realizzato negli Stati Uniti: manifestazioni si sono tenute oggi
in Pakistan, Afghanistan e in Nigeria, ma i timori maggiori sono per domani, venerdì,
giorno di preghiera islamico. Mentre a Parigi è stata annullata la manifestazione
di protesta contro il film americano, programmata per sabato, dal Cairo è giunto
l’apprezzamento di al-Azhar, prestigiosa istituzione dell’islam sunnita, all’appello
per il rispetto dei valori, dei simboli e dei testi sacri levato da padre Federico
Lombardi dopo l'attacco al consolato americano in Libia. “Parole significative”, ha
replicato il direttore della Sala Stampa vaticana riferendosi alle affermazioni di
al-Azhar. “E' particolarmente importante – ha aggiunto – che il Papa abbia affermato
in Libano che vi è un'impostazione positiva dei rapporti fra cristiani e musulmani”.
A Tripoli sono arrivate intanto le scuse delle autorità libiche all’America
per la morte dell’ambasciatore Christopher Stevens, durante l'assalto al consolato
Usa a Bengasi la scorsa settimana. Un assalto definito dalla Casa Bianca “atto terroristico”.
E se da un lato continuano le polemiche per le vignette e per il film su Maometto,
dall'altro si parla pure di difesa della libertà di espressione. Su questi temi, Benedetta
Capelli ha intervistato Renzo Guolo, docente di Sociologia delle religioni
presso l'Università di Padova :00:02:56:50
R. – Si confrontano due diverse
visioni, anche del mondo, rispetto alla libertà di espressione e invece la tutela
delle religioni. Chi ha messo in onda il filmato sul profeta qualche settimana fa,
o chi oggi ripropone le vignette su Maometto, va a violare il principio dell’etica
della responsabilità a favore dell’etica della convinzione, più o meno discutibile
che sia. Credo si possa sostanzialmente discutere di religioni, ma senza dileggiarle.
Oltretutto, in un momento così difficile della congiuntura internazionale, è chiaro
che questo significa soffiare sul fuoco. E’ difficile da comprendere per noi in Occidente,
ma per buona parte del mondo islamico è assolutamente non comprensibile come dei governi
non possano censurare la distribuzione di film o la pubblicazione di vignette. Evidentemente,
qui ci riferiamo a un concetto di libertà molto diverso. Del resto, gli strumenti
per opporsi ci possono essere. L’atteggiamento francese è quello che invita, chi si
fosse sentito offeso, a procedere per via giudiziaria anziché appunto manifestare,
un atteggiamento che fa riferimento ad una concezione liberale dei diritti. Si tratterà
di capire appunto come queste due concezioni potranno trovare una composizione essenziale,
la cui responsabilità sarà quella di affrontare questioni che riguardano la religione,
al di là della questione islamica in sé, con appunto grande rispetto e attenzione.
Dopo di che, tutto si può discutere.
D. – Secondo alcune fonti, ci sarebbero
diversi Paesi, anche la Lega Araba, l’Unione Africana, che stanno avviando dei contatti
per rendere, ad esempio, la blasfemia, l’oltraggio e i simboli religiosi un crimine
a livello planetario. Secondo lei, questa è una strada percorribile che potrebbe contrbuire
ad allentare le tensioni?
R. – Realisticamente, penso sia abbastanza complicato.
Se pensiamo a un Paese come la Francia o come gli Stati Uniti, dove il primo emendamento
della Costituzione garantisce la libertà di espressione totale – per cui quando il
reverendo Jones brucia il Corano nessuna autorità può impedirglielo e al massimo può
infliggergli una multa per incendio non autorizzato – si capisce come le concezioni
della libertà siano parecchio diverse e una discussione di questo tipo rischia ancora
una volta di produrre divisione. Ci sono però anche legislazioni che hanno strumentazioni
diverse. Io penso che il quadro vada trovato all'interno di una legislazione nazionale,
che permetta di distinguere nettamente ciò che è libertà di opinione da quello che
invece è offesa gratuita.