Il cardinale Ruini: non confondere attualità con conformismo, la Chiesa indica la
strada del futuro
Un tentativo "di rendere accessibile a molti, credenti e non, la questione di Dio
nel contesto della cultura di oggi", per "indicare i motivi per i quali credere che
Dio c'è e che si interessa di noi, ci ama e ci salva". Così il cardinale Camillo Ruini
definisce la sua "Intervista su Dio", libro (edito da Mondadori) scritto con Andrea
Galli, giornalista di Avvenire, e presentato mercoledì in Campidoglio. Con gli autori
ne hanno discusso mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la
Nuova Evangelizzazione, il filosofo Massimo Cacciari, e i giornalisti Giuliano Ferrara
e Dino Boffo. Nel volume si parla anche del credere nella Chiesa. E la nostra collega
Laura De Luca ha intervistato il porporato, chiedendogli una riflessione sulla
Chiesa, a partire dall’ultima intervista rilasciata dal cardinale Carlo Maria Martini,
in cui si parla di una Chiesa in ritardo sui tempi. Questa la risposta del cardinale
Camillo Ruini:
R. – Credo ci
sia una parte di verità in quest’affermazione del ritardo della Chiesa. Parte di verità
che è stata evidenziata dal Concilio Vaticano II, che ha inteso rimediare – e secondo
me, nella sostanza ha rimediato – a questo ritardo e che possiamo interpretare così.
Alla fine del Rinascimento, con la nascita delle scienze moderne e anche con la frattura
religiosa tra cattolici e protestanti in Europa, per varie ragioni, la Chiesa ha faticato
a tenere il passo con i tempi che cambiavano e si è creato un atteggiamento antimoderno
nella Chiesa, per cui ciò che era moderno era visto come negativo. Il Concilio Vaticano
II, non per caso, ma dopo tutta la preparazione che c’era stata, ha modificato radicalmente
questo giudizio, dicendo: “No, la Chiesa è mandata ad ogni tempo e la Chiesa deve
rispondere alle domande e alle esigenze di ogni tempo”, e in un certo senso indicava
la strada del futuro. Mi ricordo bene il discorso di Giovanni Paolo II a Loreto, nel
1985, quando diceva che il cristianesimo deve ricominciare e continuare ad indicare
la strada del futuro. E questa è una sfida anche oggi. Io non sono così pessimista
sul ritardo generale della Chiesa, sono sfide e sono difficili anche perché il tempo
di oggi è il tempo del mutamento, in cui tutto cambia, e noi non possiamo semplicemente
adeguarci al mutamento.
D. – Dobbiamo costruirlo, possibilmente...
R.
– Non solo, ma abbiamo qualcosa che è al di là del mutamento, che è Dio, che è Gesù
Cristo, che deve ispirarci anche nello stare nel cambiamento. C’è poi un’altra “disattualità”
della Chiesa, che riguarda anche Pietro e Paolo e addirittura Gesù Cristo. Come lei
sa, Gesù Cristo è morto in croce, il che vuol dire che non era considerato tanto attuale,
tanto alla moda, tanto ben visto, e come lei sa il cristianesimo, per affermarsi,
ci ha messo tre secoli, nei quali è stato perseguitato, e nel secolo XX e ancora adesso,
purtroppo, all’inizio del nostro secolo, il cristianesimo è di nuovo molto perseguitato
in varie parti del mondo, per varie ragioni. Prima, lo era per il comunismo, adesso
per altre tendenze. Ora, questa “disattualità” è perenne nel cristianesimo. Perché?
Perché il cristianesimo non è mai stato adeguamento al tempo. Le faccio un esempio.
Quando dal mondo ebraico il cristianesimo è entrato nel mondo greco-romano ha preteso
un cambiamento radicale dei costumi. A tante cose – a cominciare dal divorzio, dall’aborto
- di cui si parla anche oggi, che nel mondo greco-romano erano praticate largamente
- come l’infedeltà coniugale - il cristianesimo ha detto basta e ci ha messo secoli
a convincere la gente che – pur rimanendo l’uomo peccatore – almeno in linea di principio
era meglio voltare pagina. E questo deve fare sempre. Così ha fatto con i popoli barbari:
quando i popoli barbari si sono convertiti al cristianesimo, non ha detto “bene, bene,
voi continuate come prima” ma “cambiate i vostri costumi”. E deve fare questo anche
adesso. Deve farlo sempre. Quindi, c’è, da una parte, la necessità di essere attuali,
rispondere alle domande di oggi; dall’altra parte, non si deve confondere l’attualità
con il conformismo: conformarsi alle domande di oggi, alle mode di oggi.