2012-09-20 14:45:21

Allarme dell’Onu: I ribelli controllano vaste zone dell’est del Congo


Allarme dell’Onu per la situazione in Repubblica Democratica del Congo. I ribelli del gruppo M 23, operativi nella regione orientale del Nord Kivu, avrebbero instaurato nella zona un governo di fatto', imponendo anche alla popolazione tasse e tributi. Lo ha rivelato, parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il segretario generale per le operazioni di peacekeeping, Herve Ladsous. Sui rischi che venga meno la sovranità di Kinshasa sul territorio congolese, Giancarlo La Vella ha intervistato Michele Luppi, giornalista esperto di Africa:RealAudioMP3

R. – Questo sta accadendo, ma non è purtroppo una novità, nel senso che nella storia recente della Repubblica Democratica del Congo è capitato spesso che gruppi ribelli riuscissero a prendere possesso di ampie porzioni di territorio e, di fatto, a istituire quelle che sono una sorta di istituzioni parallele.

D. – Ricordiamo qual è il motivo del contendere tra ribelli ed esercito di Kinshasa?

R. – Diciamo che le motivazioni sono molte, nel senso che, oltre al gruppo M 23, sono decine i movimenti ribelli presenti nella regione, in lotta tra loro, in lotta con il governo centrale di Kinshasa e hanno, a seconda dei differenti gruppi di ribelli, anche il sostegno dei Paesi vicini. Per risalire alle origini diciamo che bisognerebbe andare indietro al genocidio del Rwanda e ancora prima. In particolare, con il genocidio del Rwanda, la fuga di quelli che erano parte dell’esercito ruandese, rifugiati nell’Est del Congo, ha dato vita a una destabilizzazione dell’area e quindi a una sorta di guerra di tutti contro tutti. Dietro, però, c’è anche il controllo delle risorse dell’est del Congo e quindi il tentativo da parte di questi gruppi di controllare le vie commerciali, le miniere di coltan, di oro, cassiterite e dei minerali che abbondano in questa regione. A completare il quadro, c’è l’impegno deficitario da parte del governo congolese, che non ha la forza di mantenere l’autorità su queste regioni.

D. – Un coinvolgimento così grande può provocare un conflitto di vaste proporzioni?

R. – L’idea di tornare ad un conflitto come quella che era stata definita la guerra mondiale africana è difficile da ipotizzare. Purtroppo, dal 1996 in poi il Congo e l’est del Congo, in particolare, hanno sperimentato una conflittualità continua, che ha conosciuto momenti di maggior tensione e momenti di minor tensione, ma che è sempre esistita.

D. – Quali le ricadute a livello umanitario?

R. – Le ricadute sono pesanti. L’Onu stima che da aprile, quando questa ribellione è ricominciata, gli sfollati, solo nella zona del Kivu siano oltre 250 mila. In tutta la Repubblica Democratica del Congo, ad oggi gli sfollati sono oltre due milioni. La situazione conflittuale e la presenza di gruppi ribelli impediscono, comunque, l’accesso delle agenzie umanitarie a molte regioni e impediscono, di fatto, lo sviluppo di questa terra, relegandola a una situazione di sottosviluppo, dove mancano tutti quelli che sono i servizi essenziali.








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