Udienza generale. Il Papa ricorda il Libano: cristiani e musulmani insieme contro
divisioni e guerre
Cristiani e musulmani diano “insieme una testimonianza sincera e decisa contro le
divisioni, la violenza e le guerre”. È uno dei passaggi chiave della catechesi tenuta
da Benedetto XVI ieri mattina in Aula Paolo VI, durante l’udienza generale. Il Papa
ha ripercorso le tappe del suo recente viaggio in Libano, esortando il Paese a essere
un “esempio” di concordia nel Medio Oriente e nel mondo. La cronaca di Alessandro
De Carolis:
Due sottolineature
a dimostrazione di come l’esperienza vissuta abbia lasciato una traccia nel cuore
che non può essere né dimenticata né sottovalutata. Dapprima, riandando con la memoria
agli incontri avuti nei tre giorni trascorsi in Libano, Benedetto XVI si sofferma
sull’accoglienza “calorosa” ricevuta da tutti, anche da chi professa l’islam:
“I
musulmani mi hanno accolto con grande rispetto e sincera considerazione; la loro costante
e partecipe presenza mi ha dato modo di lanciare un messaggio di dialogo e di collaborazione
tra Cristianesimo e Islam: mi sembra che sia venuto il momento di dare insieme una
testimonianza sincera e decisa contro le divisioni, contro la violenza, contro le
guerre”.
Più avanti, quando rievoca il “festoso” bagno di folla di migliaia
di giovani, nei pressi della residenza del Patriarca maronita, il Papa mette a fuoco
ancora una scena che – dice – ha avuto in modo emblematico i colori “dell’amicizia
e della solidarietà”:
“Vedendo giovani cristiani e musulmani fare festa
in grande armonia, li ho spronati a costruire insieme il futuro del Libano e del Medio
Oriente e ad opporsi insieme alla violenza e alla guerra. La concordia e la riconciliazione
devono essere più forti delle spinte di morte”.
Stanno qui i semi della
speranza di pace per il Libano e non solo, afferma il Pontefice, che all’inizio del
discorso aveva tenuto a ribadire il perché della sua visita apostolica, in un luogo
dalla storia e dalla cronaca così complessi:
“Un Viaggio che ho fortemente
voluto, nonostante le circostanze difficili, considerando che un padre dev’essere
sempre accanto ai suoi figli quando incontrano gravi problemi. Sono stato mosso dal
vivo desiderio di annunciare la pace che il Signore risorto ha lasciato ai suoi discepoli,
sintetizzandole nelle parole ‘Vi dono la mia pace - سَلامي أُعطيكُم’”.
“Evento
ecclesiale commovente”, lo definisce Benedetto XVI, e su questi toni sviluppa tutta
la sua catechesi. Ammirato dall’“ardore” della testimonianza cristiana toccato con
mano in una terra santa per i segni del passaggio di Cristo e dolente per le ferite
sempre aperte:
“Di fronte alle sofferenze e ai drammi che permangono in
quella zona del Medio Oriente, ho manifestato la mia sentita vicinanza alle legittime
aspirazioni di quelle care popolazioni, recando loro un messaggio di incoraggiamento
e di pace. Penso in particolare al terribile conflitto che tormenta la Siria, causando,
oltre a migliaia di morti, un flusso di profughi che si riversano nella regione alla
ricerca disperata di sicurezza e di futuro; e non dimentico la situazione difficile
dell’Irak”.
Il fulcro della visita per la comunità cristiana è stata la
firma e la consegna ai vescovi locali dell’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia
in Medio Oriente. Momenti opportuni per Benedetto XVI nei quali far sentire il
peso del suo grande affetto alla Chiesa locale:
“Ho invitato i cattolici
mediorientali a fissare lo sguardo su Cristo crocifisso per trovare la forza, anche
in contesti difficili e dolorosi, di celebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del
perdono sulla vendetta e dell’unità sulla divisione (...) Pur essendo un ‘piccolo
gregge’, non devono temere, nella certezza che il Signore è sempre con loro. Il Papa
non li dimentica”.
Al termine delle catechesi nelle altre lingue, Benedetto
XVI ha salutato in particolare i numerosi religiosi presenti in Aula Paolo VI, tra
i quali gli Abati Benedettini provenienti da tutto il mondo, i partecipanti ai Capitoli
generali dei Fratelli e delle Suore della Congregazione dei Sacri Cuori e dell’Adorazione
Perpetua, nonché i laici Carmelitani impegnati in un congresso internazionale.