2012-09-19 07:43:47

In Francia la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto. Ancora proteste nel mondo arabo


C’è preoccupazione in Francia e non solo per la pubblicazione oggi su un giornale satirico di alcune vignette su Maometto. Pubblicazione che arriva in un momento di grande tensione per le proteste contro il film americano su Maometto ritenuto blasfemo. Ieri è giunto un appello alla calma da parte del presidente statunitense Obama mentre Al Qaeda ha invitato a compiere nuovi attacchi contro obiettivi americani. Benedetta Capelli: RealAudioMP3

Appelli alla calma ma anche disapprovazione. Sono le reazioni all’annuncio della pubblicazione di alcune vignette satiriche contro Maometto oggi sul giornale francese Charlie Hebdo. La rivista, già nel 2006, aveva ripreso le caricature pubblicate sulla stampa danese che avevano suscitato un’ondata di violenza nei Paesi arabi. A novembre poi la sede era stata colpita da una bomba molotov per un numero speciale sulla vittoria degli islamisti in Tunisia. Il premier francese Ayrault, pur schierandosi a difesa della libertà di espressione, ha detto di disapprovare qualsiasi eccesso. Il ministro degli Esteri Fabius ha espresso contrarietà ad ogni provocazione in questo particolare periodo. Un appello alla calma è stato lanciato anche dall’imam di Parigi mentre il Consiglio dei musulmani di Francia ha espresso "costernazione" . La polizia ha comunque rafforzato la sicurezza intorno alla sede del giornale. E ieri non si sono fermate le proteste contro il film americano ritenuto blasfemo. Mentre Al Qaeda nel Maghreb ha esortato i musulmani ad uccidere i diplomatici americani, il presidente statunitense Obama ha chiesto agli stessi musulmani di collaborare “per garantire – ha detto - la sicurezza della nostra gente”. Manifestazioni contro gli Usa si sono svolte in diverse città del Pakistan, in Afghanistan e in Indonesia mentre l’Arabia Saudita ha minacciato di bloccare l’accesso a Youtube. Intanto in Egitto sono stati rinviati a giudizio sette cittadini copti immigrati negli Stati Uniti, tra di loro anche il regista del film su Maometto, tutti accusati di istigazione all’odio religioso.

Intanto, in Libano il movimento sciita Hezbollah, attraverso le parole del suo leader Nasrallah, ha indetto una settimana di proteste antiamericane. Sul significato della decisione di Hezbollah, Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, esperto di Medio Oriente, analista del Corriere della Sera: 00:02:05:50
R. – Sicuramente, è una discesa in campo fragorosa, perché Nasrallah, il capo di Hezbollah, per motivi di sicurezza compare in pubblico molto raramente dal 2006 e poi perché ha lanciato un appello molto duro alla mobilitazione antiamericana. Un’altra considerazione è una considerazione interessante di carattere religioso. Nasrallah e tutto il movimento Hezbollah, in segno di rispetto per la visita di Benedetto XVI in Libano, salutato anche dallo stesso movimento sciita come messaggero di pace, ha atteso la partenza del Papa per poter lanciare la sua campagna. Quindi, non c’è naturalmente nessun tipo di conflitto con le altre componenti religiose. C’è invece un conflitto politico aperto contro questo film, che rischia anche di condizionare la campagna elettorale americana, creando non pochi problemi al presidente Obama, che punta alla rielezioni nelle consultazioni di novembre prossimo.

D. – Potrebbe essere l’inizio di una protesta che, da antiamericana, si trasformi più in generale in antioccidentale, guardando anche agli sviluppi della situazione siriana?

R. – Sì, perché Hezbollah è molto vicino alla Siria e potrebbe far sentire la sua forza anche in funzione totalmente antioccidentale. Questo nel caso in cui ci fosse un attacco contro la Siria. E’ evidente che lo sviluppo della situazione siriana, se dovesse portare a derive durissime e drammatiche, con interventi esterni, scatenerebbe sicuramente Hezbollah. Ma, prima di pensare a interventi esterni, bisogna sempre considerare che sulla Siria c’è sempre il veto a qualsiasi tipo di iniziativa militare da parte di Russia e Cina, proprio perché attraverso la Siria Mosca vuole dimostrare che è ancora bene presente nella regione. Dalla sua, invece, la Cina segue sui interessi particolari: vuole tenere aperti tutti i possibili canali per dotarsi di quelle risorse energetiche di cui ha sommamente bisogno.












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