In Francia la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto. Ancora proteste nel
mondo arabo
C’è preoccupazione in Francia e non solo per la pubblicazione oggi su un giornale
satirico di alcune vignette su Maometto. Pubblicazione che arriva in un momento di
grande tensione per le proteste contro il film americano su Maometto ritenuto blasfemo.
Ieri è giunto un appello alla calma da parte del presidente statunitense Obama mentre
Al Qaeda ha invitato a compiere nuovi attacchi contro obiettivi americani. Benedetta
Capelli:
Appelli alla
calma ma anche disapprovazione. Sono le reazioni all’annuncio della pubblicazione
di alcune vignette satiriche contro Maometto oggi sul giornale francese Charlie Hebdo.
La rivista, già nel 2006, aveva ripreso le caricature pubblicate sulla stampa danese
che avevano suscitato un’ondata di violenza nei Paesi arabi. A novembre poi la sede
era stata colpita da una bomba molotov per un numero speciale sulla vittoria degli
islamisti in Tunisia. Il premier francese Ayrault, pur schierandosi a difesa della
libertà di espressione, ha detto di disapprovare qualsiasi eccesso. Il ministro degli
Esteri Fabius ha espresso contrarietà ad ogni provocazione in questo particolare periodo.
Un appello alla calma è stato lanciato anche dall’imam di Parigi mentre il Consiglio
dei musulmani di Francia ha espresso "costernazione" . La polizia ha comunque rafforzato
la sicurezza intorno alla sede del giornale. E ieri non si sono fermate le proteste
contro il film americano ritenuto blasfemo. Mentre Al Qaeda nel Maghreb ha esortato
i musulmani ad uccidere i diplomatici americani, il presidente statunitense Obama
ha chiesto agli stessi musulmani di collaborare “per garantire – ha detto - la sicurezza
della nostra gente”. Manifestazioni contro gli Usa si sono svolte in diverse città
del Pakistan, in Afghanistan e in Indonesia mentre l’Arabia Saudita ha minacciato
di bloccare l’accesso a Youtube. Intanto in Egitto sono stati rinviati a giudizio
sette cittadini copti immigrati negli Stati Uniti, tra di loro anche il regista del
film su Maometto, tutti accusati di istigazione all’odio religioso.
Intanto,
in Libano il movimento sciita Hezbollah, attraverso le parole del suo leader Nasrallah,
ha indetto una settimana di proteste antiamericane. Sul significato della decisione
di Hezbollah, Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, esperto
di Medio Oriente, analista del Corriere della Sera: 00:02:05:50 R. –
Sicuramente, è una discesa in campo fragorosa, perché Nasrallah, il capo di Hezbollah,
per motivi di sicurezza compare in pubblico molto raramente dal 2006 e poi perché
ha lanciato un appello molto duro alla mobilitazione antiamericana. Un’altra considerazione
è una considerazione interessante di carattere religioso. Nasrallah e tutto il movimento
Hezbollah, in segno di rispetto per la visita di Benedetto XVI in Libano, salutato
anche dallo stesso movimento sciita come messaggero di pace, ha atteso la partenza
del Papa per poter lanciare la sua campagna. Quindi, non c’è naturalmente nessun tipo
di conflitto con le altre componenti religiose. C’è invece un conflitto politico aperto
contro questo film, che rischia anche di condizionare la campagna elettorale americana,
creando non pochi problemi al presidente Obama, che punta alla rielezioni nelle consultazioni
di novembre prossimo.
D. – Potrebbe essere l’inizio di una protesta che, da
antiamericana, si trasformi più in generale in antioccidentale, guardando anche agli
sviluppi della situazione siriana?
R. – Sì, perché Hezbollah è molto vicino
alla Siria e potrebbe far sentire la sua forza anche in funzione totalmente antioccidentale.
Questo nel caso in cui ci fosse un attacco contro la Siria. E’ evidente che lo sviluppo
della situazione siriana, se dovesse portare a derive durissime e drammatiche, con
interventi esterni, scatenerebbe sicuramente Hezbollah. Ma, prima di pensare a interventi
esterni, bisogna sempre considerare che sulla Siria c’è sempre il veto a qualsiasi
tipo di iniziativa militare da parte di Russia e Cina, proprio perché attraverso la
Siria Mosca vuole dimostrare che è ancora bene presente nella regione. Dalla sua,
invece, la Cina segue sui interessi particolari: vuole tenere aperti tutti i possibili
canali per dotarsi di quelle risorse energetiche di cui ha sommamente bisogno.